Sabina Guzzanti (foto Ansa)

Viva Zapatero sei anni dopo. Sabina Guzzanti torna in tv: venerdì 14 ottobre La7 trasmetterà il suo film-documentario vincitore del nastro d’Argento che ha svelato all’Italia e all’estero i meccanismi dell’asfissiante cappa che grava sull’informazione italiana. “Viva Zapatero – ci spiega lei – è stato un film che ha scosso molti. Ma allora l’opinione pubblica era reattiva, c’era un clima diverso: non c’era ancora la sensazione, arrivata con le elezioni del 2008, che la situazione assurda del nostro Paese non sarebbe mai finita.

Scontiamo vecchi errori?
Dopo il film il centrosinistra andò al governo. Ero convinta che avrebbe colto l’occasione per battersi per l’informazione libera, era una battaglia molto popolare dopo tutte le iniziative di quel periodo. Invece, non hanno fatto nulla.

La chiusura di Raiot fu censura?
Fu censura nel senso letterale del termine, e la più eclatante. Se una persona finisce la stagione e non la richiami, è una censura, certo. Ma non era mai successo, e non si è più verificato, che un programma venisse interrotto dopo una sola puntata.

Tutta colpa degli ascolti, forse.
Da subito il direttore di Rai3 Ruffini voleva bloccare tutto. Poi intervenne l’Annunziata, allora presidente Rai, che chiese di mandarlo in onda convinta che sarebbe stato un tonfo. Facemmo il 18 per cento: il massimo che Rai3 aveva fino ad allora fatto nella sua storia. E ciononostante ci chiusero subito.

Con quali motivazioni?
Tutte quelle che allora apparivano disgustose, ma alle quali oggi siamo assuefatti. Dissero che Mediaset ci aveva fatto una causa miliardaria e lo dichiarano prima che Mediaset ci querelasse in fretta e furia chiedendo 20 milioni di euro: bisognava creare un minaccia seria per dire che con noi l’azienda rischiava problemi economici. Venimmo assolti.

Quale fu la frase incriminata?
Era il periodo in cui si approvava la Gasparri. Dissi: “Conosco un poverino che si è fatto nove anni per aver masterizzato un cd mentre Rete4 è abusiva”.

A minacce simili abbiamo assistito anche in seguito.
Certo, di recente i casi di Santoro e della Dandini. Ma in questi anni tutti abbiamo dovuto fare i conti giornalmente con la censura.

Le cose sono peggiorate?
Sicuramente. Sullo schema che Viva Zapatero documenta: all’improvviso giornalisti ed esponenti politici hanno iniziato ad utilizzare discorsi illogici e in malafede come giustificazione. Solo il fatto che ripetano tutti in coro le stesse cose, le fa diventare “vere” e difficili da contestare.

E i giornalisti?
Il disgusto che abbiamo per la classe politica andrebbe esteso ai giornalisti: sono stati i loro migliori complici. Al di là dei precari che sono gli unici giustificati, è incredibile come, nonostante i loro ottimi stipendi, abbiano rinunciato a fare le domande, a raccontare, persino a vedere. Sarebbe bastata un po’ di solidarietà e la censura non sarebbe stata possibile. Invece chi ha alzato la testa è stato licenziato o emarginato, e se l’è presa in saccoccia. Mentre a destra si ironizzava sulle “aspirazioni al martirio”.

Da aprile hai sposato anche l’impegno sul campo, sei impegnata in un’attività culturale nel quartiere San Lorenzo a Roma.
Volevano trasformare il Cinema Palazzo, un posto dove si è esibito per anni Petrolini, in una sala giochi, un casinò. Ci siamo opposti, abbiamo ridato quel luogo al quartiere. Tra l’altro, non si capisce come il municipio abbia potuto dare i permessi a questa società: stiamo indagando ma, chissà perchè, non riusciamo ad avere le carte che abbiamo chiesto

Che attività fate?
Incontri con attori e scrittori, proiezioni, iniziative culturali. E puntiamo alla “formazione”. Il 17 presenteremo un corso di satira a cui parteciperanno molti autori e interpreti satirici: gli studenti universitari potranno usare la partecipazione al corso come credito formativo. Faremo anche corsi di teatro civile, proiezioni di film non distribuiti e spettacoli dal vivo. Anche musica, condomini permettendo.

A Roma anche il teatro Valle è in piena attività. Gli artisti si sono svegliati?
No. Sono ugualmente colpevoli in questi anni, di aver parlato d’altro, di non aver raccontato la vera situazione del Paese. Solo quando il governo ha cominciato a farci la guerra per sterminarci ci sono state delle reazioni.

Come vedi il dopo Berlusconi?
È evidente che c’è bisogno di una proposta di cambiamento che deve venire dal basso, dall’opinione pubblica. È evidente che i partiti non hanno capacità né intellettuale né pratica di riformarsi. Ma c’è fermento intorno, e grande voglia di cambiamento.

Per costruire cosa?
La direzione la dobbiamo scegliere noi. Ma si discute e si progetta. Mi sto divertendo molto.

da Il Fatto Quotidiano del 12 ottobre 2011

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