Assolto perché il fatto non sussiste. La prima sentenza in un processo in rito ordinario dà ragione a Carlo Chiriaco, l’ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia, imputato a Milano per concorso esterno in associazione mafiosa al processo Infinito in corso in queste settimane. Nella sua città, Pavia, è decaduta invece l’ipotesi di reato per corruzione elettorale, che lo vedeva alla sbarra assieme a Pietro Trivi, ex assessore comunale al commercio nella città lombarda, ed eletto nella primavera del 2009. Secondo l’accusa, smentita dal tribunale di primo grado, con l’aiuto della ‘ndrangheta e la complicità di Chiriaco.

Il presidente del collegio giudicante del Tribunale di Pavia, Cesare Beretta, ha dato lettura del dispositivo che scagiona appieno i due imputati e ha decretato il dissequestro dei beni disposto preventivamente. Si attendono ora le motivazioni della sentenza, che saranno depositate tra 30 giorni, per comprendere nel dettaglio del perché dell’assoluzione.

Soddisfazione da parte della difesa Chiriaco, rappresentata dall’avvocato Oliviero Mazza di Milano, che ha sottolineato come ci si trovi di fronte non al primo, ma in realtà al secondo provvedimento giudiziario a favore del suo assistito. “In precedenza – ha ricordato Mazza – c’è stata l’archiviazione da parte del Gip di Milano dell’indagine in cui Chiriaco era coinvolto per favoreggiamento della latitanza di Francesco Pelle”.

“Ciccio Pakistan” questo il soprannome di Pelle, considerato tra i massimi capi della ‘ndrangheta e coinvolto nella famosa faida di San Luca, fu arrestato nel 2008 mentre trascorreva un periodo di cure alla clinica Maugeri, non distante dal centro di Pavia. Chi aveva permesso che un latitante di quella caratura potesse essere ricoverato in un ospedale tanto prestigioso, e per di più al nord? I sospettati c’erano, e per quel fatto gli inquirenti cominciarono a mettere sotto controllo il telefono di Carlo Chiriaco, allora manager dell’Asl.

Nel corso del processo a Pavia s’è potuta così ascoltare la testimonianza del capitano dei carabinieri dei Ros di Milano, Alessandro Farris, che coordinò l’indagine Ticinum, a seguito dell’arresto di Pelle, da cui nacque poi l’inchiesta per corruzione elettorale. Infatti, ascoltando casualmente una conversazione telefonica tra Chiriaco e Trivi, inerente la consegna di una busta con 2mila euro ad un infermiere, “catalizzatore” di voti e pure sindacalista della Uil, Cosimo Galeppi, prese corpo l’ipotesi accusatoria di trovarsi di fronte a voto di scambio: la ‘ndrangheta, per tramite di Chiriaco, voleva l’elezione di Trivi nelle fila del Pdl pavese.

In realtà, secondo la difesa dell’ex direttore sanitario, proprio la testimonianza di Farris ha dimostrato che era tutto un castello di sabbia. Alla domanda se dopo l’elezione di Trivi, i supposti referenti di Chiriaco (Cosimo Barranca di Milano e Pino Neri di Pavia, presunti boss della criminalità organizzata calabrese, a processo per associazione mafiosa) avessero ottenuto un qualche vantaggio, il capito dei Ros ha risposto che a lui non risultava.

“In più – sottolinea l’avvocato Mazza – con quei 2 mila euro famosi non si è andati a comprare voti, perché non è stato individuato nessuno che per quella somma doveva garantire un risultato del genere. Il sindacalista tirato in ballo, Galeppi, non votava a Pavia e i soldi che ha ricevuto erano un compenso per il suo essersi speso nella campagna elettorale”.

La politica pavese prova ora a rialzare la testa. In aula era presente anche il sindaco Alessandro Cattaneo, che qualche ora prima della sentenza era stato chiamato a testimoniare. Ha riferito di una cena elettorale del maggio 2009 a cui partecipò, proprio invitato da Trivi e Galeppi. L’avvocato dell’ex assessore al commercio, Massimo Pellicciotta, ha chiesto a Cattaneo se in quell’occasione avesse avuto la sensazione di essere in mezzo ad appartenenti alla ‘ndrangheta. “Non ho mai avuto un sospetto del genere”, ha detto il primo cittadino, facendo una mezza smorfia. Poi ha sciolto tutta la tensione accumulata una volta arrivato il verdetto del Tribunale: “Ora spero che ogni ombra gettata sulla politica della mia città venga ritirata” ha concluso.

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