Torna in aula mercoledì il ddl sulle intercettazioni e la piazza si mobilita, con una manifestazione a Roma. Proprio oggi dal ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma è arrivata una prima accelerazione al provvedimento: “E’ il momento di fare qualcosa: non è possibile che finiscano sui giornali conversazioni che riguardano la vita privata delle persone, indagate e non” ha dichiarato al Messaggero il Guardasigilli. Durante il vertice di maggioranza di oggi a palazzo Grazioli, in cui il grande assente era Umberto Bossi, si è discusso anche di questo tema. La fretta sembra dunque essere l’imperativo dell’esecutivo. Durante il summit di maggioranza, spiega il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, si è discusso anche del calendario della riforma costituzionale al Senato, “stabilendo di arrivare al primo voto entro 40 giorni”. Nitto Palma non esclude che ci possano essere “minime modifiche in corso d’opera”, ma la priorità è quella di “non ritardare i tempi”. Dopo un accordo unanime dei gruppi, il 5 ottobre quindi ci sarà la votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità alla Camera, a partire dalle ore 12,30.

Intanto in piazza del Pantheon si sono ritrovati blogger e giornalisti per la manifestazione contro la legge bavaglio, indetta dal Comitato per la libertà e il diritto all’informazione, alla cultura e allo spettacolo. Numerose le adesioni: dalla Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) alla Cgil, da Libertà e Giustizia ad Articolo21. L’associazione annuncia che raccoglierà un dossier sulla legge bavaglio e lo porterà alle cancellerie dei paesi europei. “Inizieremo dalla Merkel” ha dichiarato sul palco il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti. Presenti anche anche alcuni esponenti del Partito Democratico e dell’Italia dei Valori.

Raccoglie applausi Maria Luisa Busi. La giornalista che più di un anno fa lasciò la conduzione del tg1, oggi parla dell’esperienza di “Giulia”, la Rete delle Giornaliste Unite Libere Autonome e lancia un appello: “Si vuole impedire ai cittadini di essere informati sulle inchieste e sugli indecorosi comportamenti dei politici che non hanno rispetto per le istituzioni che rappresentano”. E nell’ambito dell’informazione, si arriva inevitabilmente a parlare di Rai. Gli argomenti all’ordine del giorno sono tanti: dal mancato rinnovo del contratto a Santoro e Dandini, alla cancellazione dell’edizione notturna del tg3. Il sindacato dei giornalisti della rete pubblica (Usigrai) descrive “giornalisti che stanno letteralmente resistendo nelle redazioni”. Si cita anche Valigia blu, il gruppo di blogger che oggi ha consegnato al presidente del Consiglio una pacco regalo contenente più di 13mila firme. Guido Columba, presidente dei Cronisti italiani, dice che il disegno di legge non deve passare “perché i giornalisti devono poter dare le notizie in tempo reale”.

Giornalisti e blogger, spesso in competizione tra loro, si sono trovati oggi fianco a fianco contro la legge “bavaglio”. Gli internauti vogliono infatti scongiurare le norme cosiddette “ammazza blog”, che impongono ai gestori di tutti i siti informatici l’obbligo di procedere alla rettifica di ogni contenuto pubblicato dietro semplice richiesta, fondata o meno, del soggetto che se ne ritenga leso. La mancata rettifica comporterebbe per il blogger una sanzione pecuniaria, fino a 12 mila euro. Secondo l’avvocato Guido Scorza, esperto nel settore web, “imporre un obbligo di rettifica a tutti i produttori non professionali di informazione, significa fornire ai nemici della libertà di informazione, una straordinaria arma di pressione, se non di minaccia, per mettere a tacere le poche voci fuori dal coro, quelle non raggiungibili, neppure nel nostro Paese, attraverso una telefonata all’editore e/o al principale investitore pubblicitario. Quanti blogger – si chiede l’avvocato – rischierebbero 12 mila euro per difendere la loro libertà di parola?”.

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