Questa volta la pirata o, almeno, la presunta pirata è Mediaset, responsabile secondo la sezione specializzata di proprietà intellettuale del Tribunale civile di Roma di aver copiato con il proprio programma “Baila” il format televisivo di “Ballando con le stelle” dei cui diritti d’autore è titolare la Rai.

Con un’Ordinanza dei giorni scorsi, infatti, il Tribunale ha accolto il ricorso presentato da Giorgio Assumma, ex Presidente della Siae nell’interesse della Rai e ordinato a Mediaset di non trasmettere Baila o, almeno di non trasmetterlo connotandolo con quell’insieme di elementi che secondo il Giudice sarebbero caratteristici del format firmato Rai e renderebbero, dunque, la trasmissione della Signora delle TV commerciali un clone, una copia servile, niente di più che un’imitazione di Ballando con le stelle.

Mediaset, quindi, questa volta si è ritrovata sul banco degli imputati per violazione degli altrui diritti d’autore e dopo aver, per anni, avviato una guerra senza confini online a presunti pirati ed altrettanto presunti concorrenti, accusandoli di condotte anticoncorrenziali e parassitarie per indebito sfruttamento della propria proprietà intellettuale, è ora ritenuta colpevole di un comportamento ancor più grave: aver copiato un format ad una concorrente all’evidente fine di sviare la clientela, indirizzando, sui propri canali i telespettatori di Ballando con le stelle della rete ammiraglia della gloriosa TV di Stato che fu.

Da non dimenticare anche – ed anzi soprattutto – la reazione di Mediaset dinanzi all’ordine del Giudice: è ingiusto, trasmettiamo comunque il programma.

Detto fatto. Ieri sera Baila è andato in onda nonostante il provvedimento inibitorio emesso dal Tribunale di Roma.

Toccherà ora ad AgCom – cui la Rai ha già rappresentato questa esigenza – accertare se la versione di Baila trasmessa ieri da Mediaset, ha rappresentato o meno una violazione dell’ordine del giudice, essendo stata caratterizzata dagli elementi originali e peculiari del format Rai.

Comunque vada a finire, la vicenda potrebbe contribuire a far comprendere tanto a Mediaset che all’Autorità Garante quanto sia labile ed evanescente, almeno il più delle volte, il confine tra dar vita ad una nuova opera dell’ingegno e copiare quella altrui.

C’è da augurarsi, in particolare che Mediaset comprenda che quando si parla di proprietà intellettuale non esistono onesti e pirati ma gli uni possono trasformarsi negli altri nello spazio di un bit.

Chi è senza peccato, scagli la prima pietra, verrebbe da dire, parafrasando la celebre citazione biblica, per l’occasione in un chi non ha mai copiato, chiami per primo l’altro pirata.

AgCom – che attraverso il regolamento sul diritto d’autore online ha manifestato l’intenzione di farsi carico della governance della circolazione di tutti i conenuti online – dal canto suo, potrà ora confrontarsi con le difficoltà che si incontrano quando si è chiamati a decidere cosa è lecito e cosa non lo è nell’universo dell’immateriale.

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