Il sindaco di Cassano allo Ionio, Gianluca Gallo

Vuole fare il vigile urbano, cerca una raccomandazione ‘importante’ per vincere il concorso pubblico, non la riceve e denuncia per ritorsione chi non ha concesso la spintarella, ovvero il sindaco del paese. Obiettivo? Bloccare la selezione che non è riuscito a superare con i suoi mezzi. La giustizia, però, scopre tutto e mette la parola fine a una storiella ‘all’italiana’ che ha rischiato di penalizzare anche chi quel posto di lavoro da vigile urbano se l’è meritato.

E’ successo a Cassano all’Jonio, 18mila anime in provincia di Cosenza, dove un 26enne del posto, deluso dalla bocciatura ad un concorso pubblico indetto dal comune per 3 posti da vigile urbano, ha pensato bene di denunciare il sindaco (nonché consigliere regionale) Gianluca Gallo. Motivazione ufficiale: ci sarebbero state irregolarità nella prova d’esame. Ma purtroppo gli è andata male. Infatti, nel decreto che ha archiviato la posizione del sindaco Gallo, il gip Collazzo ha scritto che “le indagini hanno consentito di accertare altresì che la denuncia nei suoi riguardi (nei riguardi del sindaco Gianluca Gallo, ndr) costituì un pretestuoso tentativo di invalidare la prova di concorso per il risentimento derivato dal mancato appoggio da parte del Gallo”. Tradotto: la denuncia è scattata soltanto per impedire il regolare svolgimento della selezione e solo dopo che lo stesso candidato aveva chiesto invano “l’appoggio” del sindaco. Quindi il candidato, contrariato per i suoi stessi risultati, ha chiesto al sindaco di mettere una buona parola per la sua assunzione. E solo dopo aver riscontrato l’opposizione del primo cittadino Gallo, ha presentato regolare denuncia contro di lui per presunte irregolarità nel concorso.

Riavvolgendo il nastro della storia, tutto ha inizio durante l’estate 2010, quando il comune di Cassano allo Jonio indice un concorso pubblico per l’assunzione di 3 nuovi vigili urbani, all’interno del proprio corpo di Polizia municipale. Subito dopo, un 26enne bocciato già nelle preselezioni, presenta un esposto alla Procura della Repubblica di Castrovillari. Il giovane candidato sostiene che le domande contenute nelle prove sarebbero state incentrate su argomenti non previsti dal bando di concorso. Inoltre, gli esaminatori non avrebbero consentito ai candidati di trascrivere le domande d’esame.

A suo parere, il responsabile di tutta la vicenda ha un nome e un cognome: Gianluca Gallo, sindaco della cittadina della sibaritide. Da qui, il passo verso la denuncia alla Procura di Castrovillari (Cosenza) nei confronti del primo cittadino è breve. Secondo l’aspirante vigile, Gallo si sarebbe reso responsabile di irregolarità che avrebbero sbarrato la strada alla sua fulgida carriera. Il capo d’imputazione recita: abuso in atti d’ufficio. Il pm Baldo Pisani avvia le indagini, che però portano ad un nulla di fatto. Così, non gli resta che chiedere l’archiviazione al gip circa la condotta del sindaco Gallo, per insussistenza di prove.

Potrebbe benissimo finire qui, ma il 26enne si appella contro la richiesta di archiviazione e il gip è costretto a celebrare l’udienza di rito, durante la quale legge le motivazioni del decreto che assolvono Gallo. Riguardo alla regolarità della prova d’esame, il giudice conferma “la pertinenza/conferenza delle domande a risposta multipla sottoposte ai candidati”. Nessuna discrasia, quindi, tra ciò che era scritto nel bando di concorso e le tematiche delle domande contenute nella prova, come invece sostenuto dal ricorrente. E come se non bastasse, scrive ancora Collazzo che “il padre del denunciante difatti, ha tentato, come accertato direttamente dalla polizia giudiziaria, di condizionare il Gallo – sindaco – al fine di interferire indebitamente nella procedura di concorso e di favorire il figlio. La mancata adesione del Gallo a tali pressanti richieste di aiuto costituisce il motivo prossimo di risentimento che deve essere individuato quale ratio della pretestuosa denuncia”.

Tradotto ancora: non solo il candidato, ma anche suo padre hanno tentato (invano) di condizionare il sindaco Gallo e di spingerlo a compiere irregolarità amministrative per assumere il figlio come vigile urbano. Non essendo riusciti nel loro intento, hanno denunciato “pretestuosamente” il sindaco. Non tanto con l’intento di intimidirne l’azione, quanto come gesto di stizza e “risentimento” verso l’operato impeccabile del primo cittadino. Il quale, seppur meritoriamente, non ha fatto altro che il suo dovere. E ciò è bastato a garantire la regolarità del concorso.

di Nicola Di Turi

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