Si è chiuso con una dichiarazione di “pace fatta” il vertice tra il presidente del Consiglio e il ministro Giulio Tremonti. Un incontro carico di attese, dopo la settimana di veleni sul titolare dell’Economia, contro cui la maggioranza si è scagliata invocandone persino le dimissioni, colpevole di non aver partecipato al voto in aula su Milanese. Ma oggi Tremonti è tornato a Palazzo Grazioli e il colloquio con il premier, dicono fonti del Tesoro, è stato “un ottimo incontro di lavoro, molto positivo”.

Quanto ai suoi contenuti, però, non è dato sapere. Gli screzi tra i due proseguono da mesi. Silvio Berlusconi ha lanciato spesso i colonnelli del partito contro Tremonti, additato come responsabile prima della crisi, poi di aver tenuto troppo stretti i cordoni della borsa, infine di avere troppo potere sui conti e chiedendo una cabina di regia per spacchettare le competenze sull’economia. L’incontro di oggi si annunciava dunque tutto fuorché cordiale. Come già ad agosto, quando il Capo dello Stato Giorgio Napolitano fu costretto a tornare in anticipo dalle ferie per poter distendere i rapporti tra il Cavaliere e il titolare dell’economia e arrivare così ad approvare la manovra in tempi utili. Oggi era presente anche il capo della diplomazia berlusconiana, Gianni Letta, per cercare di mediare. Tremonti è arrivato poco dopo le quattordici.

La speranza che fosse un “incontro fruttuoso” era condivisa da tutta la maggioranza, che vedeva ormai la crisi dell’esecutivo imminente. In particolar modo la Lega ha manifestato preoccupazione: un ritorno alle urne oggi, dopo che il Carroccio ha sostenuto tutte le leggi ad personam e per questo perso parte della base elettorale, sarebbe un bagno di sangue. Così Marco Reguzzoni, capogruppo del Carroccio alla Camera, si era detto fiducioso. “Speriamo in un incontro fruttuoso per dare vita a quelle riforme che tanto servono a tutti noi, sia alle famiglie che alle imprese”, aveva detto. Ma certo Reguzzoni non aveva negato anche le tensioni dell’esecutivo, ormai evidenti a tutti. “Sono questioni in parte interne al Pdl e in parte al Governo. A noi interessano misure reali per il rilancio dell’economia. Noi abbiamo messo i conti in ordine e salvato il Paese dalla bancarotta. Ora servono misure di rilancio” per la crescita.

Tremonti aveva incontrato ieri sera in via Bellerio i vertici della Lega. E stamani è salito al Quirinale in visita a Napolitano. Il nodo è il decreto sviluppo. Quello che sembra prendere forma come una nuova manovra economica che l’esecutivo è costretto a varare in tempi brevi.

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