Le grandi manovre per la campagna elettorale a Parma sono cominciate. E, come ampiamente previsto, uno dei temi di scontro sarà l’inceneritore di Ugozzolo: non può che esser questa la chiave di lettura circa la decisione della Provincia di schierarsi al fianco di Iren nel ricorso al Tar contro lo stop ai cantieri imposto dalla giunta Vignali.

Vincenzo Bernazzoli, numero uno di piazzale della Pace, è dato infatti tra i papabili per le primarie del Pd e la querelle che si sta combattendo in città ormai all’arma bianca sul contestatissimo termovalorizzatore è il miglior terreno di battaglia in cui cominciare a muovere le prime pedine per lanciare ufficiosamente la propria candidatura. Una decisione che ad onor del vero viene comunque da lontano ed è stata preparata nei minimi dettagli: mai una parola fuori posto, mai un commento alla situazione istituzionale in cui versa il Comune, mai – almeno fino ad oggi – un atto ufficiale che potesse avere una qualche valenza elettorale. Anche se il presidente, giocando d’anticipo, in campo c’è già sceso in un certo senso, benedicendo qualche mese fa il battesimo dell’ennesima avventura editoriale, La sera, ultima nata tra le testate ducali e che i soliti bene informati danno a lui vicina.

Al di là dei rumors, stupisce in ogni caso vedere la Provincia schierata a fianco di Iren, una delle controllate del Comune (il cui numero due, Luigi Giuseppe Villani, segretario provinciale del Pdl oltre che consigliere regionale, è il “mentore” che ha convinto Vignali a restare in sella oltre che l’artefice primo dell’ultimo rimpasto di giunta, ndr) in questo tutti contro tutti arrivato ormai all’ultimo giro di pista. Il prossimo 5 ottobre, infatti, è attesa la decisione del Tribunale amministrativo circa la legittimità delle due ordinanze comunali, in particolare la seconda, datata 22 agosto (la prima risaliva ai primi di luglio), che ha stoppato le ruspe adducendo come motivo l’assenza di regolare concessione edilizia dopo l’utilissimo assist dell’esposto depositato in Procura.

Tralasciando la bontà di questa decisione – presa peraltro in pieno scandalo Green money e quindi forse dettata anche dal tentativo di recuperare un minimo di immagine – oltre allo stallo dei cantieri, purtroppo non una novità a Parma, e il rischio di crisi istituzionale tra Comune e Provincia, resta da definire chi dovrà pagare visto che all’orizzonte si profila l’ombra nera dei risarcimenti.

Per non  parlare del “giallo” su chi abbia effettivamente dato semaforo verde ad Iren per l’avvio dei lavori: dato per scontato a questo punto che dal Comune non può esser arrivata l’autorizzazione (sarebbe davvero troppo immaginarlo anche per una Giunta che del paradosso ha fatto il suo marchio di fabbrica), l’unico “colpevole” rimasto pare proprio essere la Provincia che però non mostra di gradire alcuna allusione in tal senso, come sta a dimostrare la decisione di impugnare le ordinanze di fronte al Tribunale amministrativo per “difendere la legittimità e la correttezza del proprio operato in sede di procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale e Valutazione di Impatto Ambientale indirettamente posta in discussione dai provvedimenti comunali”, come si legge in una puntuale e piccatissima nota ufficiale di qualche giorno fa.

La tregua armata che ha caratterizzato finora i rapporti tra le due principali istituzioni locali pare esser destinata a finire: l’impressione degli addetti ai lavori è che questo sia comunque solo il primo round di un combattimento appena iniziato e che durerà fino alla prossima primavera. Quanto al Tar, non sarà chiamato a fare da arbitro solo a questa contesa: a Bologna pende sempre infatti l’annosa questione dell’assegno erogato del Governo centrale a titolo di rimborso per la mancata costruzione della metropolitana e su cui ha fatto ricorso la Regione. A Parma, a dispetto delle temperature notoriamente rigide nei mesi freddi, sono in molti a prepararsi a un autunno “caldo”.

(f.n.)

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