Il panico sui mercati è a livelli altissimi. Il problema trascende ormai l’Italia. L’ira contro Berlusconi e l’orgoglio nazionale ferito impediscono a molti, qui da noi, di percepire questa realtà: qualunque cosa facciamo (e potremmo, certo, fare meglio), con questi tassi e la recessione in arrivo, non basterebbe più. In tutta Europa salgono gli spread, scendono le borse, i depositi bancari, i consumi. La paura si diffonde in altri continenti. Se l’Italia crollasse da sola, noi passeremmo ‘solo’ un periodo difficile. È improbabile: l’interdipendenza finanziaria globale è troppo intensa. Con il nostro debito, cadrebbero le banche, gli Stati, l’intera area Euro: il 25% del Pil mondiale. L’ondata sarebbe enorme.

Abbiamo davanti a noi la possibile fine di una civiltà. Che ha origine in un diffuso naufragio morale, e un profondo fallimento delle istituzioni ‘democratiche’: hanno prodotto leader inadeguati e banchieri centrali inetti.

La stessa crisi era stata già vissuta negli anni ’30. Un boom prolungato (1923-29, 2003-08), una prima recessione della produzione (1928-29, 2007-08), il crash delle borse (ottobre 1929, settembre 2008), la stessa caduta della domanda e la globalizzazione della crisi (1929-30, 2008-09), la spirale disoccupazione-redditi (1930-31 e 2009-10), l’impotenza della politica monetaria tradizionale e l’incapacità di immaginare sostegni alternativi alla domanda, le politiche di austerità “per ristabilire la fiducia dei mercati” che non funzionano, le crisi bancarie “di ritorno” (1931-33, 2011-12). Allora almeno la scienza economica era impreparata; oggi è stata semplicemente ignorata.

Negli anni ’30 e ‘40 le economie di mercato, le democrazie, le società aperte riuscirono a salvarsi, a stento, grazie a nuovi leader: Roosevelt, Churchill. E oggi? C’è poca gente in giro con le idee chiare, troppa che crede di averle. Le stesse ricette economiche ottocentesche di allora frenano l’impiego degli antidoti alla crisi. Obama perlomeno, dopo tre anni persi, comincia ad accettare l’idea che una caduta della domanda si cura sostenendo… la domanda. Le cinque banche centrali più importanti del mondo – la Bce tirata per la giacca – annunciano liquidità “illimitata” in dollari al sistema bancario e provocano una momentanea caduta del panico, poi si fermano e il panico riprende: anche le armi atomiche possono non bastare per vincere una guerra, se si usano troppo poco e troppo tardi.

Ne usciremo? Solo quando emergerà un leader, almeno uno, in qualche parte del mondo, capace di prendere per mano gli altri.

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