In due giorni la sua Procura ha fatto arrestare un ex terrorista della colonna napoletana delle Br per l’omicidio dei genitori, e ha sgominato una grande piazza di spaccio di droga, con ben 73 provvedimenti cautelari emessi nel comprensorio vesuviano. Eppure il procuratore capo di Torre Annunziata (Napoli), Diego Marmo, ha poca voglia di sorridere. Nel mirino, senza dirlo esplicitamente, ci sono i tagli forsennati del governo Berlusconi: “In queste condizioni – afferma Marmo – non possiamo lavorare. E purtroppo non sono riuscito, parte per colpa mia, parte per colpa del sistema che purtroppo ha colpito altri uffici giudiziari, ad incrementare le attività di indagine sui reati contro la pubblica amministrazione, che era uno degli obiettivi che mi ero ripromesso di raggiungere quando otto anni fa assunsi la guida della Procura”.

Cosa c’è che non va, procuratore?
“Pochi uomini, pochi mezzi. Su questo territorio ad altissima densità criminale mi sento come uno che deve svuotare il mare con un cucchiaino. Ci sarebbero tantissime cose da fare, e cerchiamo di farle con le scarsissime risorse che abbiamo”.

Ci spieghi nel dettaglio.
“Non posso lavorare con una procura sotto organico, la pianta organica del mio ufficio prevederebbe tredici sostituti procuratori, ma ne abbiamo assegnati soltanto dieci. E tra questi, alcuni magistrati in gravidanza e quindi in astensione dal lavoro obbligatoria. Continuo?”.

Prego.
“Non posso lavorare in una situazione in cui il personale che va in pensione non viene rinnovato. Non posso lavorare senza l’automobile di servizio, che non deve portarmi a spasso, ma dovrebbe consentirmi di seguire i processi presso le varie sedi distaccate e presso il Riesame di Napoli. Tutto questo in un territorio che vanta una criminalità comune alquanto ‘vivace’ e ben radicata, e una criminalità dei colletti bianchi altrettanto attiva”.

Quali sentimenti prova di fronte a questa situazione?
“Prevale l’amarezza. Tra pochi mesi andrò in pensione, ma la voglia di lavorare non mi manca. Purtroppo, però, spesso sono costretto a fermarmi perché io e il mio ufficio siamo stremati”.

Di chi è la colpa?
“Io non accuso nessuno. Il mio dovere è quello di esercitare l’azione penale e perseguire i reati. Il dovere di altri dovrebbe essere quello di fornirci i mezzi necessari per poter svolgere il nostro compito. Non possiamo friggere l’uovo con l’acqua, non riusciamo a raggiungere i risultati che potremmo ottenere”.

A cosa si riferisce?
“Ai reati dei colletti bianchi. Per perseguire i quali avremmo bisogno di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria specializzati, difficili da ottenere in un territorio dove le forze dell’ordine sono poche e concentrate nelle attività contro la criminalità comune e camorristica. Ma il sistema nel quale operiamo non ci aiuta”.

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