Per tutto settembre verrà meno un altro servizio delle ferrovie: soppressi e sostituiti con gli autobus 20 treni nelle tratte Bologna-Vignola, Modena-Mantova e Parma-Fornovo. A denunciarlo è il Comitato Regionale degli utenti delle Ferrovie dell’Emilia-Romagna (il CRUFER è un organo di rappresentanza degli utenti ferroviari, istituito da una specifica delibera della Giunta Regionale,che raccoglie i rappresentanti di tutti i comitati, organizzazioni ed associazioni accreditati presso l’Agenzia Trasporti Pubblici).

Stesso provvedimento aveva colpito questa restate i “treni mare” della linea Cremona – Pesaro, soppressi e sostituiti con nuove corse limitate tra le Stazioni di Rimini e Suzzara. Il motivo: il mancato adeguamento dei convogli ferroviari agli standard di sicurezza. I treni in questione, a gestione FER, erano stati messi in funzione pur non avendo i requisiti necessari per farli circolare sulle linee Trenitalia, cioè l’SCMT, il Servizio di Controllo Marcia Treno: quell’apparecchio di sicurezza che mette in contatto il treno con i binari, necessario per esempio durante un superamento. Essenziale intervento dunque, quello della regione (su imposizione dell’Agenzia nazionale per la sicurezza), che però ha tralasciato di avvisare per tempo non solo gli utenti, creando disagi a tutti i pendolari che viaggiano su quelle tratte per lavoro, ma le stesse associazioni che come il CRUFER sono riconosciute per legge come legittimi interlocutori di decisioni in materia di trasporti.

Eppure il problema vero è un altro. Come denuncia il presidente di Federconsumatori Giuseppe Poli: “È evidente che qui vengono meno le prestazioni, mentre gli aumenti preposti al funzionamento e alla qualità dei servizi avanzano”. In effetti, l’aumento delle tariffe c’è stato: del dieci per cento denunciato da Federconsumatori in vigore dal 1°luglio, ed è il più alto d’Italia. Per un biglietto semplice di seconda classe, l’aumento in Emilia Romagna sarà dai 2,30 ai 7,40 euro a seconda del chilometraggio, in raffronto ai 2,60 fino ai 6,75 euro della Lombardia e al Piemonte che aumenta i suoi biglietti 2,35 fino ai 5,70 euro.

La Regione aveva annunciato questi aumenti già nel patto per il trasporto pubblico regionale e locale della Regione Emilia Romagna (triennio 2011-2013), spiegando che per far fronte ai pesanti tagli governativi imposti alle regioni, sarà necessario  accentuare e accelerare la manovra tariffaria, per garantire la qualità dei servizi”. Ma la federazione le ritiene “insostenibili per motivazioni e dimensioni”.

Ora, come denuncia Federconsumatori, gli aumenti dei prezzi dei biglietti ci sono stati, mentre mancano i servizi integrati. Secondo Poli “sono dieci anni che è in progetto la completa integrazione fra i vari sistemi di trasporto pubblico regionali – ovvero quel sistema che permetterebbe di utilizzare qualunque mezzo con un unico biglietto – motivo per cui sono state aumentate le tariffe ferroviarie: dovevano essere in linea con i trasporti autobus. E invece niente”.

Nonostante la priorità dichiarata al trasporto ferroviario nel documento preliminare del PRIT (Piano Regionale Integrato Trasporti) 2010-20 che annuncia: “una nuova stagione in cui il trasporto ferroviario che assume una nuova centralità per le persone e per le merci”, l’intervento economico della regione non sembra andare in questa direzione. E  il CRUFER denuncia “anche il trasporto merci su rotaia è in progressiva diminuzione. La dismissione di Cargo da parte di FS dimostra il disimpegno del gruppo verso il settore”. Dove avverrà il trasporto merci se non tramite convogli? In realtà le cifre annualmente messe in bilancio per il servizio ferroviario sembrano ben più ingenti di quanto lamentato: circa 400 milioni di investimenti previsti.

Ma se si va a vedere il dettaglio e lo si spoglia dai cofinanziamenti con le società di gestione private o gli enti locali, allo sviluppo del trasporto su binario resta poco. Il 50 % va all’acquisto di nuovi treni, è vero: ma sono Eurostar che sono andati a sostituire alcuni Intercity (esemplare il caso della tratta Rimini-Milano perché oltre a costare di più, la tratta salta alcune stazioni di cambio). Oppure, le cospicue risorse per le infrastrutture dell’Alta Velocità che di regionale hanno ben poco se non gli inconvenienti e i ritardi causati dai cantieri. Molti dei nuovi treni locali preannunciati sono ancora in “progressiva consegna”; altri appaltati al consorzio Ansaldo, monopolio regionale; o commissionati a FER. Alla quale sono dedicati circa 13 milioni di euro per la gestione dell’infrastruttura ferroviaria regionale. Privatizzazione di RFI (rete ferroviaria italiana) in piena regola. E infatti, un biglietto su un regionale FER costa di più.

A questo, va aggiunto che il contratto di servizio con il Consorzio Trasporto Integrato (formato da Trenitalia e da FER) per il servizio ferroviario è costato alla Regione Emilia Romagna nel 2010 oltre 118 milioni. E per l’asfalto invece? Solo per realizzare le opere d’asfalto, sono stati spesi o messi in campo: 1.100 milioni per la Cispadana (Reggiolo-Ferrara, 67 km), 506 per la Bretella Campogalliano-Sassuolo, 15 km; 1.400 milioni per il passante nord di Bologna, 42 km e 462 per la 3° corsia Rimini nord- Cattolica, 29 km. Totale: 3.468 milioni di euro.

Sempre la Federconsumatori e CRUFER, denunciano quello che sembra essere un anomalo conflitto di interessi. Anomalo giacché si sta parlando del pubblico: la Regione, come l’ente stesso dichiara nella presentazione del rapporto annuale, risulta come committente del servizio, gestore delle risorse, controllante dell’impresa ferroviaria in bas alla legge regionale numero 30 del 1998: “La Regione svolge funzioni di programmazione, indirizzo, coordinamento e finanziamento sul trasporto pubblico, promuovendo la realizzazione di interventi per riorganizzare la mobilità e l’accesso ai servizi di interesse pubblico”. Più in particolare, la Regione si da il compito di promuovere il trasporto pubblico e la mobilità sostenibile “perseguendo il contenimento dei consumi energetici, la riduzione delle cause di inquinamento ambientale”. Intenzione che autobus e autostrade sicuramente non favoriscono.

“Una molteplicità di ruoli sempre più inconciliabile con una gestione autonoma e trasparente delle decisioni, che richiamano all’esigenza di prevedere un’autorità indipendente per il settore, con lo scopo di assicurare la concorrenza, l’adeguatezza dei livelli di qualità ed efficienza e l’equità dei livelli tariffari”.

In realtà, in tutte le regioni la ripartizione dei servizi e la loro gestione funziona così. E infatti, gli scandali per corruzione, le tangenti e gli appalti affidati a ditte “riconoscenti” o “amiche” per così dire, non sono rari. Nel caso Emilia Romagna siamo semplicemente di fronte a un’evidente sproporzione di destinazione dei fondi, e della sua incoerenza rispetto ai piani di sviluppo annunciati.

La cosa preoccupa infatti, soprattutto perché una delle conseguenze più immediate, è che “l’uso del mezzo privato diventa ancora più concorrenziale – denuncia Federconsumatori – per due persone che compiono assieme lo stesso percorso, l’uso dell’auto diventa addirittura conveniente”. Per l’utente, ma anche per tutte le aziende che vi partecipano, quelle private. “Parliamoci chiaro: se manca la parte pubblica di sovvenzione, la gente perde l’utilizzo dei treni”, è la conclusione di Giuseppe Poli.

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