Ragionevole durata del processo? Mica tanto, se per fatti di droga ci sono voluti nove anni per andare a giudizio. E a quattro anni dall’inizio del processo si è ancora in attesa di una sentenza del Tribunale di Bologna che fatica ad arrivare. Tredici anni in tutto: è questo il tempo che richiede la giustizia e a cui sono sottoposti quindici imputati.

I fatti risalgono al 1997 e il procedimento nasce per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Il decreto di rinvio a giudizio è invece datato 2007. Dieci anni di attesa in vista delle prime udienze. “Solo poche sono state utili – ammette l’avvocato Roberto D’Errico, uno dei difensori -, le altre invece del tutto inutili, con continui rinvii”.

Oggi in aula c’è stato l’ennesimo rinvio, che si somma a tanti altri in un percorso lento e stancante. Doveva essere sentito un imputato. I giudici avrebbero voluto ascoltarlo nelle ultime udienze. Ma non si è mai presentato. Questi, infatti, abita a Napoli, è seriamente malato e non riesce a raggiungere Bologna. I giudici, così, visto l’impedimento, hanno rinviato il processo al 17 gennaio 2012, facendo trascorrere ancora altro tempo.

“Le ragioni di questa lentezza – afferma il legale – derivano da un lato dai problemi di salute di un imputato che si trova fuori Bologna e non può spostarsi da solo, dall’altro dal continuo cambio di collegi”. Sono cambiati, infatti, cinque o sei volte i giudici che avrebbero dovuto portare avanti il processo. Un via vai continuo. La prescrizione, invece, è ancora lontana, visti i reati contestati. “La prescrizione non è dietro l’angolo – continua D’Errico -, il problema è diverso, di ragionevole durata dei processi, di organizzazione della giustizia, che è connesso non solo a situazioni particolari, tra cui la salute dell’imputato, ma anche al fatto che i collegi cambiano in continuazione. Questo ovviamente frena”.

n.l.

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