Trascorrono i giorni, praticamente un mese dalla cacciata di Gheddafi da Tripoli. I ribelli del Cnt, il Consiglio nazionale transitorio, assicurano di controllare ormai il 90% del territorio del Paese. Adesso stanno assediando Sirte dal lato est. E conducono un’offensiva in corrispondenza dell’oasi di Bani Walid. Uno degli obiettivi, scovare il rais. Stanno facendo di tutto, in collaborazione con la Nato, per catturarlo.

Eppure l’impresa appare molto più difficile del previsto. E Cnt e Onu, in un certo senso, dovrebbero prendersela con Nicolas Sarkozy. Sì, il Presidente francese, che pochi giorni fa si è presentato a Tripoli e a Bengasi nei panni del liberatore. Lui che ha appoggiato fin dagli inizi l’intervento militare esterno in aiuto ai ribelli. Lui che durante la sua ultima visita ha promesso tutto il proprio aiuto ai libici per fare prigioniero il “cattivo” Gheddafi. Proprio lui, Nicolas Sarkozy, ha dato il via libera appena quattro anni fa alla vendita al dittatore da parte di un’impresa francese di un fuoristrada blindato e supertecnologico, con il quale Gheddafi sta ora scorrazzando per il deserto (e forse ormai fuggendo davvero), senza poter essere individuato a distanza. Erano i tempi, poi non così lontani, in cui il Presidente francese era uno degli amici europei del colonnello. Lo riceveva in pompa magna, con tanto di tende piantate nel cuore di Parigi.

Si tratta di un Suv Mercedes “rivisitato” dalla società Amesys, controllata dal colosso Bull. Secondo il sito d’informazione Mediapart, in genere bene informato, fu proprio Sarkozy nel 2007, in quanto ministro degli Interni, ad autorizzare la fornitura, effettuata l’anno dopo, subito dopo che era stato eletto Presidente. L’azienda ha confermato di avere venduto il mezzo all’ex regime, mentre l’Eliseo si è limitato a un imbarazzato «no comment». In realtà questa sorta di vettura di Batman faceva parte di un lotto molto più amplio, denominato “Homeland Security”, che comprendeva materiale per la sicurezza e programmi finalizzati al controllo della rete Internet, in parte utilizzati contro gli oppositotri del regime. Valore del contratto, 26,5 milioni di euro. Come intermediario dell’affaire (avrebbe incassato una commissione di 4,5 milioni), Ziad Takieddine, un oscuro mercante d’armi franco-libanese, amico di Jean-François Copé e di Brice Hortefeux, politici dell’Ump, il partito di centro-destra, e fidati consiglieri di Sarkozy. Lo stesso Takiedinne è stato posto sotto inchiesta per l’attentato a Karachi, in Pakistan, nel 2002, che porterebbe a un giro di tangenti. Con al centro ancora Sarkozy.

Ma ritorniamo a quel concentrato di tecnologia che è il 4×4 di Gheddafi. E’ avvolto dalla cosiddetta gabbia di Faraday a effetto schermante, e dispone di strumenti elettronici che neutralizzano tutte le frequenze radio a cento metri di distanza dal veicolo. E’ un sistema che crea una sorta di «bolla di sicurezza» intorno alla vettura: impedisce il funzionamento dell’eventuale radiocomando di un attentatore. Quasi impossibile individuare questa jeep blindata che sfreccia nel deserto, come un veicolo ombra. Grazie alla tecnologia made in France. Venduta da Sarkozy, ex amico del rais in fuga.

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