“Comprare voti in Bulgaria è diventato lo sport nazionale”, si legge sul quotidiano bulgaro Trud che denuncia l’abituale compravendita di voti che accompagna tutti gli appuntamenti elettorali del Paese. Il 23 ottobre In Bulgaria si vota per le presidenziali e le amministrative, ma già si temono brogli e accordi sottobanco.

Comprare voti più che l’eccezione è la regola a Sofia, tant’è che nel 2009 è stata creata una commissione ad hoc composta da magistrati e forze dell’ordine per contrastare il fenomeno. “Una decisione giusta ma dai risultati scarsi”, secondo un editoriale pubblicato sul Trud. Le indagini sui brogli delle elezioni del 2009 hanno portato a 97 processi, dei quali 21 assoluzioni e 76 semplici condanne pecuniarie. “I mercanti di voti hanno pagato la multa e se la sono così cavata. Adesso sono pronti a rimettersi in affari in attesa dei soldi che i partiti spenderanno per le elezioni locali e presidenziali”. Ma allora cosa fare? “Se la commissione vuole veramente ottenere dei risultati concreti deve iniziare ad investigare seriamente in queste compravendite”, scrive il Trud, “e se il governo vuole davvero riconquistare la fiducia della gente deve iniziare a tenere sott’occhio i propri membri, non soltanto quelli dell’opposizione”.

Il sindaco della cittadina di Pleven, nel nord delle Bulgaria, ha minacciato di portare il suo stesso Paese di fronte alla Corte dei diritti umani di Strasburgo se questi “sporchi giochi” dovessero ripetersi. Arrivato al suo terzo mandato consecutivo, Nayden Zelenogorski, di centrodestra, si è recentemente scagliato contro i suoi avversari politici per aver plagiato il suo nome registrando una coalizione chiamata “For Zelenogorski” ma che con lui non aveva niente a che fare. Escluso che si tratti di un semplice caso di omonimia. “Solo l’unico con questo cognome in tutta la Bulgaria. Dio non voglia che si viva in un Paese dove sia lecito usare tutti i trucchi possibili per infangare il nome e la dignità di qualcuno”.

In Bulgaria mafia e politica sono tutto tranne che due compartimenti stagni. Molte le situazioni al limite della legalità. L’agenzia stampa nazionale Novinite ha recentemente rivelato come la moglie di un noto barone delle droga, Hristo Baykov, in carcere in attesa di condanna, sia solito finanziare su base volontaria il partito socialista bulgaro Bsp. L’ultimo assegno è stato di 4400 lev bulgari (circa 2200 euro) versati tramite una società di proprietà di Svetlana Baykova, e altri 6900 lev (3500 euro) di tasca propria. Non si tratta di cifre astronomiche, ma abbastanza per fare della signora Baykova una delle donatrici più generose del partito socialista. “Sono un membro del partito, ne condivido i valori socialdemocratici. Mio marito non ha niente a che vedere con questo”, si è giustificata la Baykova. Intanto il marito, detto Itso, è detenuto a Sofia in attesa di condanna. L’accusa è di estorsione e traffico di droga, molta droga. “Ti faccio a pezzi. Ti spezzo le braccia e le gambe. Ti rendo handicappato per sempre”, avrebbe detto Itso a una delle vittime delle sue estorsioni.

“Le prossime elezioni presidenziali, grazie all’esperienza maturata nelle passate tornate elettorali, saranno per noi un test importatissimo per contrastare i crimini elettorali”, ha detto il Procuratore generale della Bulgaria Boris Velchev. “Nel 2009 ci sono state sentenze di condanna per compravendita di voti, ma non sono abbastanza”. Velchev ha anche chiesto l’aiuto dei cittadini affinché segnalino eventi sospetti non solo ai media ma anche alle forze dell’ordine. Meno ottimista il quotidiano nazionale Sega, secondo cui il governo di Boyko Borisov ha ormai perso la sua sfida con la criminalità organizzata. Il 23 ottobre queste parole verranno smentite o confermate.

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