“O le trattative vanno avanti in modo significativo o inizieremo a torturare gli ostaggi”: è l’ultimatum dei pirati somali che a febbraio scorso hanno sequestrato l’equipaggio della petroliera Savina Caylin a largo delle coste dell’Oman. A bordo della nave dei fratelli D’Amato, tra gli altri, ci sono il capitano Giuseppe Lubrano Lavadera e il suo secondo Crescenzo Guardascione. Il messaggio dei predoni, per il tramite di Lavadera, è arrivata direttamente a Nunzia Nappa, moglie del capitano della Savina Caylin, e segue di un mese un altro appello disperato dei due marittimi originari di Procida, isola napoletana che in questi mesi di attesa e angoscia è più volte scesa in piazza per chiedere al governo italiano di accelerare le trattative per la liberazione dei loro concittadini.

Giuseppe Lubrano Lavadera, inoltre, ha comunicato alla moglie che i pirati gli consentiranno di telefonare quotidianamente, ma anche che la situazione rimane davvero drammatica. I suoi sequestratori, infatti, sarebbero sempre più irritati a causa del prolungarsi delle trattative, tanto da sfogare spesso e volentieri la loro contrarietà sui prigionieri. Quando poi la nave viene sorvolata da un elicottero dei militari, i pirati legano tutto l’equipaggio puntando sui marittimi le armi, pronti a far fuoco in caso di attacco. Tra i sequestrati, inoltre, ci sarebbe un membro dell’equipaggio indiano che soffre da tempo di una grave dissenteria e rischia di disidratarsi.

L’ultimatum, inoltre, è arrivato nella serata precedente alle celebrazioni di San Gennaro, santo patrono di Napoli. I parenti degli ostaggi, accompagnati da centinaia di procidani, hanno affisso uno striscione davanti al Duomo partenopeo (con su scritto “Per marinai così indifesi ancora quanti mesi?”) e successivamente hanno seguito l’omelia del cardinale Crescenzio Sepe al suo fianco (e indossando una t-shirt bianca con la scritta “Liberi subito”) sull’altare della cattedrale partenopea .

“Abbiamo chiesto a San Gennaro il miracolo che tornino presto a casa – ha detto la moglie di Giuseppe Lubrano Lavadera– e il cardinale ci ha detto di continuare ad avere fede e a pregare, ha avuto parole di conforto per tutti”. Sulla drammatica telefonata ricevuta ieri dal marito, la signora Nappa ha precisato che “non c’è una scadenza precisa per le sue telefonate, dipende sempre da quando i pirati danno loro il permesso di farlo. Mi ha detto che stanno male, che è preoccupato per l’equipaggio, che possano impazzire o sentirsi male. In qualità di comandante – ha dichiarato la donna – mio marito deve rassicurare i suoi uomini, poi, però, quando parla con me, manifesta le sue preoccupazioni”.

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