C’è una storia, piccola o grande decidete voi, che può essere interessante a proposito delle incrostazioni di faciloneria (quando non sia malcostume) e, allo stesso tempo, della dipendenza televisiva (addiction, vera e propria, come quella da nicotina ma più incurabile) dell’opinione pubblica italiana. E’ la storia che riguarda un programma acchiappa-audience che qualche anno fa andava per la maggiore, e cioè Affari tuoi, noto nelle cucine italiane come il programma dei pacchi.

Non so quanti di voi siano al corrente del fatto che Affari tuoi è stato oggetto, per qualche tempo, di un’inchiesta penale aperta dalla procura della repubblica di Roma dopo l’esposto presentato da Massimiliano Dona, segretario dell’Unione nazionale consumatori nonché ex “garante” (per così dire) dei telespettatori all’interno della trasmissione. Se non lo sapete, ve lo diciamo (anche perché gli organi di informazione ne hanno parlato pochissimo). Lo svolgersi degli avvenimenti che hanno portato Dona alla procura di Roma è raccontato in un libro uscito lo scorso anno, Affari loro, titolo che è a sua volta un programma.

L’ipotesi di reato, secondo l’Unione nazionale consumatori, era legata alla scoperta, documentata con tanto di foto e video, di un doppio sistema di arrivo dei pacchi dall’attrezzeria allo studio televisivo. In certi giorni (e si vede nei video) i pacchi arrivavano impilati da 1 a 20, in file da cinque. In altri, i pacchi venivano portati impilati in file da cinque ma in modo disordinato. Se pensate che il trucco fosse nelle pile ordinate, avete sbagliato: nel primo sistema, i premi erano inseriti a caso e quindi i concorrenti non potevano in alcun modo intuire quale potesse essere il pacco mezzomilionario. E infatti, in quei casi, il concorrente non vinceva.

Una sera verso la fine del 2008, Dona si accorge che il concorrente prescelto (già il fatto che il concorrente fosse scelto in precendenza lascia perplessi) mostra un interesse particolarmente sospetto al momento in cui i pacchi arrivano in studio portati dai fattorini. I pacchi, quella sera, sono disordinati e la concorrente vince moltissimo. Oltretutto, sono alcune settimane che la sorte si mostra più generosa del solito con i giocatori e le vincite fioccano, di pari passo con l’audience.

Dona prende la decisione di fotografare con il telefonino il momento fatidico, sera dopo sera. E si annota l’andamento del gioco. Stranamente, le vincite più alte coincidono sempre con l’ultimo pacco delle serie disordinate (la sintesi non consente dettagli logici più complessi, ma potete trovarli da voi). Dona porta tutto in procura.

L’inchiesta è durata più di un anno, il pm ha chiesto l’archiviazione e l’Unione si è opposta, a questo punto la decisione è passata al gip. Che ha archiviato, alla fine del 2010. Ma con una motivazione che vale la pena di leggere per intero e che potete trovare sul sito dell’Unione.

In sostanza, il magistrato scrive che, per “garantire vera e certa trasparenza il programma avrebbe dovuto avere ben altre modalità di svolgimento nella fase di abbinamento dei premi ai pacchi e di ingresso dei pacchi nello studio di gioco“. Quindi, non c’è reato penale, ma mancanza di trasparenza si direbbe di sì. Per chi non ricordasse, Affari tuoi è un programma Rai su format di Endemol, società che spesso e volentieri decideva regole e procedure.

Ognuno tragga la morale che preferisce, poi la metta in un pacco ben legato, la riponga nello scaffale più alto in cantina, in attesa che arrivino Maga Magò o la Fata Turchina (io scelgo donne, anche nella stregoneria) a trasformare l’etica in estetica. Perché, di questi tempi, solo quest’ultima ha diritto di cittadinanza. Infatti, se qualche anno fa Celentano poteva sostenere che la politica è lenta, oggi la maggioranza sostiene che la morale è racchia.

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