“Alfano ci ha ridato la voglia di fare politica, con Berlusconi invece c’era un’atmosfera moscia”. Che il Cavaliere sia ormai alle battute finali lo si capisce soprattutto dalle piccole cose. Alla festa di Atreju, per esempio, gli interventi del presidente e del segretario del partito hanno trasmesso sensazioni diametralmente opposte. Il primo, mesto, abbacchiato, crepuscolare, il secondo più vivace, propositivo, rivolto al futuro (pur con i dovuti ossequi al premier, in fondo è sempre lui che lo ha sistemato lì).

Alla convention dei giovani del Pdl, da sempre un ottimo strumento per saggiare gli umori della base, Berlusconi è accolto senza la vitalità che un tempo caratterizzava le grandi adunate azzurre. Per carità, i ragazzi della Giovane Italia lo accolgono con inni e bandiere, applaudono tutto (dal Bunga-Bunga a Gheddafi), ma manca la magia, il coupe de théâtre. La sensazione è quella di un film già visto.

“E’ un intervento-fotocopia
, sibila qualcuno dalla platea mentre il presidente del Consiglio parte con lo sproloquio sulla magistratura di sinistra che sovverte il voto popolare. Un copia incolla dei vecchi cavalli di battaglia che ormai non incantano più nessuno. “Ha detto le stesse cose dello scorso anno”, commentano dal pubblico, tra gli sbadigli. E in effetti, se non avesse scritto “Atreju 2011” dietro le spalle, nessuno noterebbe la differenza: stessa giacca, stessa camicia blu, perfino stessa sedia. E soprattutto stessi discorsi.

La platea si rianima un po’ quando la leader del movimento giovanile, la deputata 25enne Annagrazia Calabria, ringrazia Silvio “per averci liberato dal comunismo”Un vecchio refrain che fa partire un altro grande classico, il “chi non salta comunista è”. “L’unico applauso vero è scattato quando ha detto che ha un solo vizio e che non vuole farselo passare”, spiega un militante, sorriso goliardico.  Ma è solo l’ultima, scontatissima, scenetta di uno spettacolo privo di verve.

Tutto un altro clima con Angelino, accolto ieri come il salvatore della patria. “Ci ha caricato a mille – commenta il coordinatore romano del movimento giovanile pidiellino, Cesare Giardina – Ha esaltato la platea, ci ha detto tutto quello che noi volevamo sentire, dalla riflessione sull’Europa alle considerazioni sull’Italia e sulle priorità del governo”.

E se perfino l’ex guardasigilli riesce a trasformarsi da lampadato comiziante in statista arringatore di giovani folle, significa che la performance del capo del governo è stata davvero disastrosa. Il vero leader del partito ormai sembra Alfano: si aggira tra gli stand senza giacca, maniche di camicia arrotolate (look molto ggiòvane) stringe mani, si fa fotografare con la maglietta con scritto “Daje Angelì”. Per molti ragazzi del Pdl  il candidato premier sarà lui, mentre per quanto riguarda Gianni Letta al Quirinale – ipotesi rilanciata proprio venerdì dal presidente del Consiglio – i dirigenti della Giovane Italia sono decisamente più distaccati. Il vecchio alfiere di Berlusconi non entusiasma. “Quella del presidente della Repubblica non è un’elezione diretta, è una partita che si gioca tutta in Parlamento, quindi noi non avremo modo di intervenire”, spiega ancora Giardina.

Tra i passaggi più apprezzati nel discorso del segretario, quello sulla lotta alla mafia e sui “martiri come il giudice Rosario Livatino”. “Ci piace Alfano perché negli anni delle chiacchiere, insieme a Maroni ha dato colpi pesanti al sistema mafioso e camorristico. Noi siamo un movimento molto sensibile a questo tema”. Negli stand della festa c’è anche una mostra dedicata ai “giovani eroi contro la mafia”. Nella lista però non figura Vittorio Mangano. Una svista, non era un eroe anche lui? “Ma no, non scherziamo. I nostri riferimenti sono decisamente altri”.  Non ci sono più i giovani berlusconiani di una volta. O forse, capito l’andazzo, non ci sono più i giovani berlusconiani.

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