C’è un giornalista che della strage del 27 giugno 1980 si è occupato e che, il giorno dopo la sentenza del tribunale civile di Palermo, dice: “Ustica è una questione francese con appoggio logistico inglese”. È Giovanni Fasanella, autore, insieme al giudice Rosario Priore, del libro Intrigo internazionale. Perché la guerra in Italia. Le verità che non si sono mai potute dire”, uscito un anno fa per i tipi di Chiarelettere.

Alla luce anche di un lavoro molto più recente, “Il golpe inglese” (pubblicato sempre dalla casa editrice milanese, un lavoro di taglio più storico che analizza documenti britannici sull’Italia da Enrico Mattei al delitto di Aldo Moro), aggiunge: “È un po’ come l’operazione condotta in Libia. Le modalità sono molto simili, con gli uomini della Regina in Cirenaica e i francesi in Tripolitania”.

E prosegue: “Fatta questa premessa, posso affermare che la sentenza di Palermo è giusta. Va effettuato tuttavia un distinguo: un aspetto sono le responsabilità di chi ha abbattuto materialmente l’aereo e un altro di chi, per una qualche ragion di Stato o per un riflesso condizionato, ha impedito l’accertamento dei fatti”.

Dopodiché Giovanni Fasanella passa ad analizzare le dichiarazioni del governo, come quelle del sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri Carlo Giovanardi, che perora la tesi della bomba esplosa a bordo sfatando invece l’azione bellica in cui il Dc9  dell’Itavia ci è andato di mezzo. “Sono state sostenute con forza tesi arroganti, brutali e talvolta anche minacciose che conducono a una conclusione: si è voluto negare quello che accadde e cioè un vero e proprio episodio di guerra aerea”.

In merito alla completa ricostruzione dei fatti accaduti 31 anni fa, Fasanella esprime qualche dubbio. “Non so se sia possibile raggiungere oggi una verità giudiziaria completa. Per farlo l’Italia dovrebbe chiederne conto a un Paese straniero, la Francia, che non ha mai contribuito ad alcun accertamento. Ora ci sono delle rogatorie a cui da Oltrealpe si chiede di rispondere. Vediamo dunque cosa accadrà su questo fronte. I francesi non possono continuare a tacere”.

Ma soprattutto il giornalista fa affidamento su una ricostruzione storica attendibile, in parte già avvenuta, e “affidata agli studiosi e ai cronisti che devono continuare nel loro lavoro di analisi dei documenti e delle testimonianze”. Questo malgrado da parte dell’esecutivo ci sia ritrosia, quando non ostilità verso il lavoro di indagine condotto fuori dagli ambienti della politica e della magistratura. “Il fuoco di sbarramento dispiegato contro l’ipotesi della guerra aerea credo che possa essere attribuito al timore di una sentenza come quella di ieri. Una sentenza che avvalora lo scenario di conflitto nel Mediterraneo e riconosce silenzi istituzionali di fronte alle richieste di accertamento dell’autorità giudiziaria”.

a.b.

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