Giampi Tarantini esce dal carcere di Bari

Niente faccia a faccia con i pubblici ministeri ma una memoria scritta in cui spiega i suoi rapporti con Gianpaolo Tarantini e, soprattutto, nega di essere mai stato ricattato dall’imprenditore barese. E’ la linea scelta da Silvio Berlusconi, e concordata con i suoi legali Niccolò Ghedini e Michele Cerabona, per chiarire la vicenda giudiziaria che lo vede chiamato in causa, stavolta come vittima di una presunta estorsione, per le ingenti somme elargite a Tarantini e intascate in gran parte, secondo l’accusa, dal direttore dell’Avanti Valter Lavitola.

Nei giorni scorsi, in accordo con il premier, gli inquirenti della procura di Napoli si erano accordati per un incontro col Cavaliere, fissato domani a Palazzo Chigi. Ma impegni istituzionali di Berlusconi legati alla crisi economica hanno fatto saltare l’appuntamento. L’annullamento dell’incontro è stato formalizzato questa mattina, quando l’avvocato Cerabona ha consegnato al procuratore Giovandomenico Lepore e all’aggiunto Francesco Greco un incartamento per spiegare l’impedimento del Cavaliere a partecipare all’interrogatorio. E il legale ha annunciato ai magistrati che domani sarà consegnata alla procura di Napoli una memoria scritta di Berlusconi.

L’iniziativa viene interpretata come una rinuncia all’audizione davanti ai pm. “Leggeremo la nota e faremo le nostre valutazioni”, ha commentato Lepore. Ma qual è l’atteggiamento dei magistrati di fronte alla più che probabile rinuncia del premier a farsi ascoltare? Gli inquirenti non hanno mai nascosto di ritenere in ogni caso importante la testimonianza diretta di Berlusconi: in un procedimento per estorsione – fanno notare – va sempre sentita la vittima del presunto reato. I magistrati della procura stanno comunque ora valutando le prossime mosse tenendo conto dei profili giuridici di una situazione complessa che non sembra avere precedenti nella giurisprudenza. L’impedimento infatti è consentito dalla legge agli imputati, ma non ai testimoni, come è il caso di Barlusconi.

I pm avrebbero intenzione di citare Berlusconi come teste dopo aver predisposto un calendario con una serie di date da sottoporre alla scelta del premier. Non sarebbe stata assolutamente presa in considerazione invece l’ipotesi, ventilata da qualcuno, di un accompagnamento coatto che, essendo in qualche modo un’azione limitativa della libertà, richiederebbe tra l’altro un’autorizzazione del Parlamento. Per i magistrati è importante sentire Berlusconi anche per definire la competenza territoriale, in quanto l’inchiesta a breve dovrebbe essere trasmesso a un diverso ufficio giudiziario, tenendo presente magari il luogo dove è avvenuta la prima “dazione” a vantaggio di Tarantini.

L’indagine intanto procede spedita verso le battute finali. Oggi si è svolto nel carcere di Poggioreale il secondo interrogatorio investigativo (che sarebbe la terza audizione, se si considera anche l’interrogatorio di garanzia davanti al gip) di Tarantini. Il faccia a faccia con i pm – Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock – è durato circa tre ore. Secondo indiscrezioni, i magistrati hanno chiesto all’indagato alcune precisazioni sui suoi rapporti di lavoro con la società Andromeda e sui suoi contatti con l’avvocato Nico D’Ascola, penalista calabrese in stretti rapporti professionali con Niccolò Ghedini che nel 2009, assieme al collega Nicola Quaranta, lo difese nella vicenda delle escort. I pm, in particolare, avrebbero chiesto a Tarantini chiarimenti su come nacque e come si concluse il rapporto con D’Ascola. A breve i legali dell’imprenditore, avvocati Alessandro Diddi ed Ivan Filippelli, presenteranno al gip Amelia Primavera una richiesta di concessione degli arresti domiciliari su cui i pm dovranno esprimere un parere. Parallelamente la difesa si è rivolta anche al Tribunale del Riesame, la cui udienza però non è stata ancora fissata.

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