Al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che aveva lanciato l’ennesimo allarme, sostenendo che il nostro Paese è in pericolo e invitando il governo a farsi da parte, ha risposto il ministro dell’Interno Roberto Maroni, intervenuto alla festa della Lega di Novara: “Se la Marcegaglia intende, come mi pare, toccare le pensioni di anzianità che ultimamente è diventata l’ossessione di Confindustria, dico che non siamo d’accordo. C’è un documento dell’unione europea che dice l’Italia è un paese che ha i conti a posto dal punto di vista previdenziale, quindi si rassegnino perché se è questo che chiedono non è la strada giusta, non è la misura equa e noi continueremo a difenderla”. E poi, Maroni continua: “Il governo sta lavorando, abbiamo fatto la manovra, seppur con qualche difficoltà” e, riferendosi ancora alla Marcegaglia ha aggiunto: “Non so se è la stessa che qualche settimana fa ha detto che la manovra stava andando nella direzione giusta. Mi pare ci sia un po’ di confusione, un po’ di contraddizione in giro. Il governo ha preso una decisione, questa è la manovra approvata al Senato, sarà approvata così alla Camera. E quindi alla fine ce l’abbiamo fatta, con qualche difficoltà, non è stato facile ma la decisione il governo l’ha presa. La manovra è questa qui, si può essere d’accordo o no, ma tutto si può dire tranne che alla fine il governo non ha deciso”.


E sulle pensioni poi puntualizza: “L’intervento che c’è stato sulle pensioni di vecchiaia, anticipando di due anni una misura già prevista dalla prima manovra, ma le pensioni di anzianità non sono state toccate perché non serve toccarle, lo dice l’Unione Europea che prevede da qui al 2060 la sostenibilità del sistema previdenziale italiano. Chi si ostina a chiedere ossessivamente un intervento sulle pensioni di anzianità si metta il cuore in pace perché le pensioni di anzianità non si toccano”.

Alla festa leghista di Novara, sotto il piccolo tendone allestito per l’occasione in pieno centro città, sono intervenuti anche il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota e il ministro per la semplificazione Roberto Calderoli. È proprio quest’ultimo a strappare gli applausi del pubblico sfoggiando tutto l’inventario dei tagli effettuati durante il suo mandato, senza risparmiare critiche ai “comunisti, asini volanti”, colpevoli di “criticare quando sono all’opposizione e di razzolare male quando sono la governo”. Immancabile un passaggio sul tema dei calciatori: “Ci vuole solo buon senso e pudore a rifiutarsi di pagare le tasse. È vergognoso che c’è qualcuno che guadagna un milione di euro al mese e pensa di non dover dare neanche il contributo di solidarietà. Io il calcio di rigore glielo faccio sul sedere. Alla fine hanno fatto il balletto dello sciopero, poi questa sera son tornati a giocare e il contributo di solidarietà lo pagano!”. Poi, parlando di tagli ai costi della politica, Calderoli si è lanciato in una battuta azzardata: “Abbiamo ridotto lo stipendio dei parlamentari, due volte, al punto che il ministro Maroni a un certo punto ha detto tanto vale togliercelo, lo facciamo a titolo onorifico, perché tira, tira giù, si finiva lì”. Davanti ad una platea dall’applauso facile questo è stato l’unico dei tanti passaggi dell’intervento di Calderoli a non essere applaudito.

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