Prima un gruppo di manifestanti egiziani ha distrutto il muro di protezione dell’ambasciata israeliana al Cairo, poi, in tarda serata, centinaia di dimostranti hanno dato l’assalto all’edificio. Sono entrati e hanno iniziato a lanciare documenti dalle finestre. La situazione è precipitata rapidamente, costringendo l’ambasciatore a una precipitosa fuga in aeroporto alla volta di Israele, dove si trova tuttora insieme al resto della famiglia. Il premier Benyamin Netanyahu ha chiamato Barack Obama per chiedere aiuto: il presidente americano ha invitato l’Egitto a rispettare il diritto internazionale e garantire la sicurezza della rappresentanza diplomatica. Un intervento che poi il premier israeliano ha definito “decisivo”. Più tardi la portavoce del dipartimento di Stato, Victoria Nuland, ha detto che “gli usa sono profondamente preoccupati per quanto accaduto al Cairo”., mentre il premier israeliano ha ribadito la volontà del suo paese a “rispettare e preservare la pace con l’Egitto”.

Il ministro dell’Interno egiziano ha dichiarato lo stato di allerta, decine di blindati sono accorsi sul posto e ci sono stati scontri tra forze di sicurezza e manifestanti. A scatenare le proteste degli egiziani proprio la protezione eretta a difesa della rappresentanza diplomatica israeliana, oggetto di numerose manifestazioni, soprattutto dopo l’uccisione di cinque guardie di frontiera egiziane dopo gli attentati di Eilat.

Negli scontri sono morte tre civili e rimaste ferite altre 1049 persone. Secondo i manifestanti, l’Egitto dovrebbe seguire l’esempio della Turchia e del suo premier Recep Tayyeb Erdogan, che ha espulso l’ambasciatore israeliano e ha ritirato il suo in Israele in segno di protesta contro le mancate scuse per l’attacco alla flottiglia delle libertà lo scorso anno. Erdogan è atteso al Cairo lunedì, una visita che sta generando grande attesa. “Ci sono mani straniere dietro l’assalto all’ambasciata israeliana del Cairo”: è questa l’analisi delle violenze di ieri sera, secondo una fonte del ministero dell’Interno al giornale egiziano al-Youm al-Sabaà. Secondo Netanyahu, quello che è accaduto ”è stato un incidente serio, ma sarebbe potuto essere peggiore se i rivoltosi fossero riusciti a superare l’ultima porta blindata” .

In mattinata il premier egiziano Essam Sharaf e tutto il governo hanno rassegnato le dimissioni per “l’incapacità mostrata ieri sera nel fronteggiare le proteste di piazza”. Ma il consiglio militare egiziano, che detiene il potere da quando lo scorso febbraio è stato rovesciato il regime dell’ex presidente Hosni Mubarak, le ha rispedite al mittente.

Commentando l’accaduto in una intervista alla rete televisiva commerciale Canale 10 il ministro israeliano degli Esteri Avigdor Lieberman ha dichiarato che i sei agenti della sicurezza rimasti barricati nella ambasciata israeliana al Cairo “hanno dato prova di eroismo, nel vero significato della parola e si meritano un grandissimo ringraziamento”.

Intanto questa mattina davanti all’università del Cairo, a pochi metri dall’ambasciata, sono stati uditi una serie di colpi di arma da fuoco. Nell’area sono ancora bene visibili i resti dei lacrimogeni sparati duranti gli scontri della notte scorsa, e tutta la zona è presidiata da decine di cellulari della polizia e di agenti e di soldati. La giornata di oggi è anche contrassegnata dall’arrivo in Egitto del presidente palestinese Abu Mazen, che nei prossimi giorni, oltre a partecipare al vertice della Lega Araba sulla questione palestinese, ha in programma una serie di incontri diplomatici con il capo della politica estera dell’Unione europea Catherine Ashton e il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan.

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