Francesco Azzarà, l'operatore italiano di Emergency rapito in Sudan

Tredici poliziotti sono stati uccisi e altri trenta sono rimasti feriti nel corso di uno scontro con una banda armata in Darfur per la liberazione di tre ostaggi. In un primo momento si pensava che fra loro ci fosse anche  l’operatore di Emergency Francesco Azzarà, rapito lo scorso 14 agosto, come aveva riferito, citando fonti di polizia, il quotidiano sudanese Al-Ahdath. Notizia prima smentita dalla Farnesina, poi dalla stessa organizzazione umanitaria. “A noi non risulta che il blitz riguardi la liberazione del nostro collaboratore”, ha detto la presidente di Emergency Cecilia Strada.

Il blitz, secondo quanto dichiarato dal portavoce degli agenti, Ahmed al-Tughani, è avvenuto giovedì nella regione orientale di Jebel Marra, contro “un gruppo di banditi e non ribelli”. Ma il poliziotto non ha fornito informazioni circa l’identità dei tre ostaggi.
Momenti di preoccupazione da parte della famiglia del cooperante, come ha riferito il deputato del Pd Franco Laratta che ha incontrato i genitori, “ma poi quando è arrivata la smentita del ministero degli Esteri, gli animi si sono rasserenati”.
Azzarà era stato sequestrato a Nyala, capoluogo del Sud Darfur, mentre in auto si dirigeva all’aeroporto. Dalle prime indagini era emerso che l’ostaggio potesse essere stato trasferito a Jebel Marra. Il collaboratore dell’associazione umanitaria  era alla sua seconda missione in Darfur. Lavora per Emergency da un anno e proprio nei giorni scorsi l’organizzazione fondata da Gino Strada e il vice governatore del sud Sudan Abdul Karim Moussa avevano riferito di avere sue notizie e fatto sapere che il 34enne stava bene. Ma riguardo allo scontro di ieri, il governatore della regione smentisce alla Reuters che tra gli ostaggi ci fosse anche Azzarà.
Da questa mattina infine una gigantografia di Azzarà è esposta davanti ai balconi del palazzo del  Consiglio comunale a Napoli. L’iniziativa, promossa dal sindaco Luigi De Magistris e dal presidente del consiglio comunale Raimondo Pasquino, vuole testimoniare la solidarietà dell’amministrazione nei confronti della famiglia del cooperante e anche verso l’associazione guidata da Gino Strada “che da anni opera nelle zone più disagiate del Pianeta”.
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