A Bruxelles erano pallidi come cenci: temevano il peggio. E, così, il sì della Corte costituzionale tedesca al fondo Ue ‘salva Stati’ è stato accolto con un sospiro di sollievo: i giudici di Karlsruhe hanno infatti sancito, con un verdetto da loro stessi definito “sul filo del rasoio”, che le misure fin qui prese per trarre d’impaccio, anzi per tenere a galla, la Grecia sono “compatibili” con la Costituzione della Repubblica federale. Sarebbe stata una catastrofe europea, se la Corte avesse accolto la tesi d’un gruppo di euroscettici e bloccato la partecipazione della Germania al piano ‘salvaStati’.

Così, l’Unione europea sorride, tanto più che la sentenza giunge insieme alla notizia dell’accelerazione dell’attuazione del programma di risanamento del governo di Atene e anche dei passi in avanti verso il varo, alfine, della manovra italiana. Ma il sorriso è amaro: l’Ue deve adeguarsi al pieno rispetto delle prerogative del Bundestag, il parlamento tedesco, sancite dalla Corte: d’ora in poi, toccherà ai deputati tedeschi dire la loro su tutti gli interventi europei di importanza “fondamentale”.

Se il cancelliere Merkel vorrà utilizzare denaro tedesco per tenere in vita l’euro e salvare dalla bancarotta la Grecia o chi altri, dovrà ottenere prima l’avallo del Parlamento. E, quindi, i piani greci, o irlandesi, o portoghesi, e la manovra italiana, per dare diritto a un sostegno europeo, se mai si rivelasse, nonostante tutto, necessario, non dovranno solo avere l’imprimatur della Commissione, dell’Eurogruppo e della Bce, ma dovranno pure essere vistati dal Bundestag. Insomma, Karlsruhe sancisce che la Germania è ‘europea’, a condizione che l’Unione sia più tedesca.

Il Fatto Quotidiano, 8 settembre 2011

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