Il voto di fiducia alla manovra economica è stato accompagnato da proteste e da qualche momento di tensione. I Cobas hanno inscenato una manifestazione davanti a Palazzo Grazioli, residenza romana di Silvio Berlusconi e poi in piazza di Montecitorio. Presidio dei sindacati di base anche a piazza Navona, a poche decine di metri dal Senato, dove era in corso il voto di fiducia. I dimostranti hanno lanciato uova e fumogeni contro Palazzo Madama e contro la sede della Camera.

Secondo le forze dell’ordine, il corteo dei Cobas non era stato autorizzato. Da piazza Argentina un centinaio di manifestanti ha cercato prima di raggiungere la casa del premier e poi la Camera. La polizia ha subito bloccato la vicina via del Plebiscito respingendo il corteo che a quel punto si è diretto verso Montecitorio dove ha esploso qualche petardo e acceso dei fumogeni. Le forze di polizia si sono limitate a contenere i dimostranti che, dopo qualche attimo di concitazione, hanno fatto ritorno in piazza Argentina. In tutta la zona serrande e traffico in tilt.

Tensione anche in piazza Navona dove da ieri è in corso un presidio permanente con tanto di tendopoli contro la Finanziaria organizzato da Usb, Unione sindacale di base assieme ad altri comitati e movimenti. Durante il voto di fiducia, alcuni dimostranti hanno cercato di avvicinarsi al vicino Palazzo Madama lanciando uova e fumogeni, ma sono stati respinti dalle forze dell’ordine.

Con l’approvazione del Senato ora la manovra si sposta alla Camera dei deputati per l’approvazione definitiva e i manifestanti hanno annunciato che è lì che sposteranno la loro tendopoli per continuare a tenere sotto pressione la maggioranza. Ma per il momento la zona è off limits. Blindati e agenti in tenuta antisommossa stanno infatti presidiando tutta la zona.

Le notizie dei momenti di tensione sono arrivati anche in Aula dove il presidente Renato Schifani, una volta conclusa la votazione, ha deprecato “gli atti di violenza”. Secondo Schifani, “il diritto di manifestare e di scioperare è tutelato dalla Costituzione” ma “il ricorso alla violenza è un vulnus alla democrazia e al Paese”.

La protesta comunque non ha nessuna intenzione di fermarsi. I dimostranti dopo un’assemblea hanno deciso di smobilitare la tendopoli nella piazza della Capitale per darsi appuntamento a venrdì prossimo, quando il provvedimento sarà in discussione alla Camera. “Noi non molliamo – spiega Pierpaolo Leonardi, dell’esecutivo Usb – Loro sono chiusi dentro al Palazzo ma fuori c’è un popolo di lavoratori, disoccupati, precari, donne e senza casa che li marca stretti e pretende di non pagare il prezzo della crisi. Noi non siamo debitori, ma creditori di giustizia”.

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