MONDOVI’ – Il Giro di Padania non conosce pace. Ieri mattina, dopo settanta chilometri di gara, la prima tappa è stata contestata da un gruppo di attivisti capeggiati dal leader di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, che già nei giorni scorsi non aveva risparmiato critiche all’iniziativa. I contestatori della gara verde si sono sdraiati sulla strada per fermare il passaggio dei corridori, richiamando l’attenzione delle forze dell’ordine. Ci sono stati momenti di tensione e nel parapiglia un poliziotto è rimasto lievemente ferito da un’ammiraglia in transito.

La corsa targata Lega Nord sembra essere nata sotto un cattivo segno: prima ha incassato una serie di dinieghi da parte di alcuni sindaci che non si sono assunti la responsabilità di garantire il nulla osta al passaggio della corsa. Poi è stata bersagliata da una pioggia di critiche da parte di molti sportivi e non, spinti dall’idea che la politica e lo sport non debbano viaggiare a braccetto. Adesso chi pensava che bastasse salire in sella per mettere a tacere i contestatori, dovrà ricredersi e fare i conti con presìdi e manifestazioni. Il primo caso ieri, a Mondovì, dove qualcuno è passato all’azione, tentando di fermare la carovana al grido di “No pasaran”. Un gesto che non è andato giù agli organizzatori. È lo stesso Michelino Davico, sottosegretario agli Interni, leghista della prima ora e appassionato di ciclismo, ad intervenire sull’episodio al termine della tappa, stigmatizzando l’accaduto: “Riguardo all’accaduto, gli organizzatori tengono a sottolineare le responsabilità dei sindaci e dei politici che in queste settimane con le proprie dichiarazioni e con i propri comportamenti hanno contribuito ad aumentare la tensione nei confronti del Giro di Padania, e stigmatizzano ogni ulteriore forma di violenza rivolta contro la corsa e gli atleti che da ogni parte del mondo sono giunti a Paesana (Cn) per prendere parte alla gara. Tali comportamenti, infatti, sono segno di assoluta inciviltà oltre che di una grave mancanza di spirito di accoglienza che non possono e non devono trovare spazio all’interno della nostra società civile”.

Anche Paolo Ferrero torna sull’episodio di Mondovì e rimarca la propria posizione: “Abbiamo contestato il giro della Padania a Mondovì. Lo abbiamo fatto con estrema attenzione per evitare di mettere in pericolo l’incolumità dei manifestanti, dei ciclisti e delle forze dell’ordine. Di fronte a questa nostra responsabilità gli organizzatori fanno finta di non capire e il dirigente della Lega Nord Michelino Davico, nella sua duplice veste di sottosegretario agli interni e di presidente dell’associazione che ha organizzato la corsa, ci accusa di essere incivili”. Poi Ferrero continua, promettendo nuove contestazioni: “A Davico rispondo che il progetto della Lega Nord di secessione della Padania è un progetto eversivo e fuori dalla carta Costituzionale, che è indecente che la Federazione Ciclistica si sia piegata ai voleri della Lega Nord costruendo un evento sportivo che si caratterizza come pura propaganda di partito e che noi continueremo le contestazioni per tutta la durata della corsa. Nel centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia e mentre il governo sta demolendo il contratto nazionale di Lavoro, la Lega si tolga dalla testa di poter organizzare le sue pagliacciate senza che nessuno la contesti. Ho fatto abbastanza chilometri piegato sul manubrio di una bicicletta da corsa per indignarmi dell’uso distorto e di regime che la Lega vuole fare del ciclismo”.

Alle azioni di protesta di Rifondazione si aggiungono nuove voci critiche. In particolare è la Uisp di Varese (provincia che domani verrà toccata dalla terza tappa della gara padana) a lanciare la propria valutazione sulla manifestazione sportiva dietro cui “si nasconde un chiaro messaggio politico e propagandistico”. Secondo i rappresentanti varesini dell’Unione italiana sport per tutti: “La gara è una manifestazione strumentale dove lo sport è solo un pretesto – come dice Franco Zanellati -. Sono annunciate manifestazioni di protesta sia lungo il percorso che all’arrivo e alla partenza delle varie tappe, le proteste chiaramente non sono contro lo sport, sono contro chi “utilizza” lo sport pensando di essere in una eterna campagna elettorale, usando sistemi dittatoriali di vecchia memoria dove lo sport era usato come propaganda per regimi di ogni colore. Stupisce in questo contesto l’assordante silenzio dei tanti che avrebbero il dovere di intervenire ed evitare il ripetersi di episodi che evidenziano un uso sfacciato del potere”. La tappa odierna porterà i corridori da Loano a Vigevano, lungo un percorso di 187 chilometri. Organizzatori e forze dell’ordine si aspettano nuove manifestazioni di dissenso.

Articolo Precedente

Il vice-conte Max alla corte di papa Ratzinger

next
Articolo Successivo

Nelle telefonate di Lavitola le strategie
su come aggirare il referendum sull’acqua

next