C’è una oscurità che si propaga, nella voragine di Berlusconi. Un tempo i colori artificiali del suo mondo coprivano il necessario. Vittorio Mangano sembrava uno stalliere. Craxi uno statista. Dell’Utri un segretario. Cesare Previti un avvocato. Gianni Letta un esperto di penombre romane.

Fabbricava a quel tempo case e sogni. Creava a sua immagine un mondo fatto di prati in fiore e varietà, niente pessimismo, niente noia, la vita che gira in una eterna offerta speciale, soldi, ragazze, la squadra di calcio che arriva in elicottero. E vendendo sogni, li sognava anche lui, irretito dalle sue stesse bugie, tagliate in perfetta aderenza al suo carattere, indossate come lo smoking che un tempo esibiva alle sue cene eleganti, quando aveva una moglie e solo un’amante alla volta, come ogni buon miliardario.

Quel suo mondo oggi si è sciolto come fanno i volti nei quadri di Bacon. Marcisce a vista d’occhio. Alle ragazze che lo frequentano è sceso il trucco, hanno il frigorifero e il cuore vuoti, gridano: “Rubiamogli tutto!”. Tarantini ha la barba sfatta del carcerato. Nicla, sua moglie, cola in lacrime. Lavitola esala turpiloqui. L’Italia è in bilico tra la nostra tragedia e il suo abisso.

Il Fatto Quotidiano, 7 settembre 2011

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