La copertina dell'album "Divento viola" delle IotatolaLoro le chiamano semplicemente canzoni “all’uncinetto”, ma in questo caso si potrebbe parlare tranquillamente di uncinetto elettrico. Rullante, timpano, tamburo e piatti da un parte; chitarra, grancassa e pianoforte dall’altra. Ad unire il tutto due voci che si mescolano in un climax continuo. E’ così che Serena Ganci e Simona Norato, estrose trentenni palermitane, hanno dato vita alle Iotatola, il nome del loro progetto che sarebbe poi la versione traslitterata di “Io da sola” pronunciata da una bambina di quattro anni. “Lo diceva la figlia di alcuni nostri amici – raccontano – abbiamo sposato quest’espressione come forma di emancipazione femminile. Siamo due donne e siamo una band, facciamo tutto da sole”.

Una provocazione diretta e piena d’ilarità quella delle due cantanti palermitane che si sono ritrovate sullo stesso palco quasi per caso. E’ durante Musicultura 2010 che Serena Ganci – studi classici, anima jazz e robusta esperienza nei live pub di Parigi – chiede alla conterranea Simona Norato – dottoressa, polistrumentista di formazione indie rock – di accompagnarla nell’esecuzione del brano Addio. Due esperienze diverse dall’opposta indole che  si miscelano incredibilmente alla perfezione: il risultato è un successo e “le ragazze cattive con la zazzera in su” sbancano la storica manifestazione riservata alle migliori proposte indipendenti. Da lì al primo album targato Iotatola, il passo è breve.

Nel maggio del 2011 esce Divento viola, primo lavoro della band (che odia essere definita soltanto come “un duo”) prodotto dall’etichetta indipendente romana Mafi. E’ un insieme di accordi e note, di motivetti dolci e accordi graffianti, di ritmi netti e giocattoli sbattuti sulle pelli della batteria: un incrocio tra Frank Zappa e i White Stripes con un pizzico di Donatella Rettore e parentesi tipiche degli Elio e le Storie Tese. I testi, audaci e ironici, raccontano di due ragazze in chiaro scuro, agrodolci nei dettagli e in amore, distratte e simpatiche ma talvolta anche spietate.
Dall’emancipazione quotidiana raccontata in Salvatore, canzone dedicata ad un vibratore senza pile (ormai vero e proprio must nei locali siciliani), fino alla galoppante disillusione sociale di Giuramelo Mario in cui una ragazza racconta al fidanzato della sfiducia nella politica e dell’ormai dipendenza dalle cose.

Serena e Simona riescono in definitiva a dare voce alla generazione dei trentenni attuali, non più schiavi di uno stereotipato cliché, ma protagonisti di una vita che, orfana dei principi azzurri, va affrontata con sogni e tanta autoironia. Divento viola è un disco piacevole da ascoltare e meno disimpegnato di come potrebbe apparire ad un primo ascolto. L’impressione è che sotto la superficie, il lavoro abbia anche delle solide basi.  Le autrici – recentemente ospiti di Serena Dandini a Parla con me su Rai 3 –  sono state anche  tra le fondatrici de L’Arsenale, la prima federazione della musica e delle arti, che da marzo sta cercando di reinventare la cultura in Sicilia.

Articolo Precedente

Google e le 65 candeline per Freddie Mercury

next
Articolo Successivo

Lettera ai (suoi) nipotini sul “Paese di m…”

next