Gianpi Tarantini si difende. Davanti ai giudici e sulla carta con un memoriale di quattordici pagine che proprio questa mattina è stato consegnato dai suoi legali ai magistrati di Napoli. Sono pagine fitte in cui l’ex ragazzo prodigio finito nel tritacarne mediatico dopo lo scandalo delle escort a Palazzo Grazioli, ribadisce la sua gratitudine nei confronti del premier ” per tutto quello che ha fatto e sta facendo per me e per la mia famiglia”. Tarantini oggi è in carcere. Accusato di estorsione proprio nei confronti del Cavaliere. Con lui sul registro degli indagati c’è anche l’editore dell’Avanti Valter Lavitola che resta all’estero.

Sul tavolo del’ennesima partita giudiziaria un tesoretto da 500mila euro sborsati da Berlusconi. Questo sostengono i magistrati. Un castello accusatorio basato su una tesi piuttosto semplice: Tarantini è indagato (unico) per il reato di sfruttamento della prostituzione. Sono le escort nella casa romana di Berlusconi. Il procedimento corre rapido verso il rinvio a giudizio. A breve si attende il deposito delle intercettazioni. Si tratta di telefonate tra Gianpi e le ragazze, ma ci sono anche quelle con il presidente del Consiglio. Ecco allora spiegato l’imbarazzo. I pm ragionano: scegliere un rito alternativo a quello ordinario permetterebbe di dirottare e annullare l’uscita delle carte. Il patteggiamento resta uno di quelli. Su questo, secondo i pm, spingono Lavitola e alcuni avvocati. Gianpi patteggi e il premier sarà salvo dall’ennesima gogna mediatica. Già perché quelle telefonate sono imbarazzanti. Si tratta di una catastrofe dice Tarantini intercettato con Lavitola. Il quadro è questo.

L’arresto e l’interrogatorio sono le ultime puntate del caso. Al quale si aggiunge questo memoriale. Che difende e in qualche caso conferma l’ordinanza d’arresto. Le telefonate ad esempio? Imbarazzanti, lo scrive anche Gianpi nel documento depositato questa mattina. “Sono consapevole dell’esistenza di telefonate imbarazzanti tra me e alcune ragazze”. E il caso Laudati? La sensazione emersa leggendo le trascrizioni di una melina ordita dal magistrato per frenare l’inchiesta? Gianpi non ne fa cenno nel memoriale. Però conferma contatti tra il suo legale e il procuratore.

E poi ci sono pagine in cui l’ex imprenditore pugliese si cuce addosso la figura del figliol prodigo che dopo aver sbagliato e inguaiato il Cavaliere non vuole più metterlo a disagio. Ecco allora la figura di Valter Lavitola. I due in comune hanno la conoscenza con Berlusconi e la frequentazione della stessa scuola da parte dei figli. Che succede? Tarantini chiede all’editore dell’Avanti di intercedere con B. Di portargli i suoi saluti. Anche se l’obiettivo in fondo è un altro: chiedere al premier aiuti nel campo lavorativo. Insomma, Gianpi non vuole soldi, ma un’opportunità. l’ennesima. “La mia dignità  e la mia coscienza – precisa Tarantini – non mi consentivano di poter chiedere aiuti economici come se fossi un mantenuto”

Gianpi chiede e Lavitola esegue. Sempre? No. “Da quando ho cominciato a chiedere a Lavitola di portare al presidente le richieste mie e di mia moglie di entrare nel mondo del lavoro, la sua figura mi è sembrata meno sincera”.

“Ricordo che il Lavitola -prosegue Tarantini nel memoriale- mi disse anche come il presidente mi avrebbe potuto eventualmente aiutare, sostenendo le mie nuove iniziative economiche. Per il momento per far fronte alle prime esigenze di vita, iniziai a ricevere settimanalmente tramite Lavitola somme di denaro in contanti che mia moglie andava a prelevare in via del Corso a Roma presso gli uffici del predetto Lavitola”. Tarantini poi sostiene di avere ricevuto “complessivamente circa 20 mila euro al mese oltre ad altre somme per far fronte ad esigenze extra, fino al mese di luglio. Voglio subito precisare -sostiene l’indagato- a scanso di ogni equivoco che l’importo di cui si tratta mi serve effettivamente per esigenze di vita, perchè a mio carico oltre alla mia famiglia, composta da mia moglie e da due bambine una di 2 e l’altra di 7 anni, vi è quella di mio fratello composta da moglie e figlio nonchè la mia anziana madre vedova”. Tarantini poi spiega di avere “numerosi debiti personali lasciati a Bari che non ho potuto onorare in quanto dopo la mia misura cautelare non ho più avuto le disponibilità economiche per farlo”.

Alla fine, però, l’incontro va in scena. A marzo del 2011. Ad Arcore. “Ero emozionatissimo”, spiega. “Non lo vedevo da due anni”. Qui entra in scena il denaro. Il mezzo milione di euro. Non un’estorsione, secondo Gianpi, ma un prestito. E Berlusconi? “Il presidente non mi fece finire e mi disse subito: per te non c’è problema”.

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