E adesso il caos delle fogne di Rimini, una delle vergogne del sistema riviera, finisce sotto la lente d’ingrandimento della Procura della Repubblica. I magistrati riminesi, infatti, da qualche giorno hanno aperto un’inchiesta su un problema che da almeno quarant’anni colpisce Rimini e dintorni: quello degli sversamenti degli scarichi fognari in mare ogni volta che, causa un temporale, le tubature vanno in tilt.
Delle indagini (entrate nel vivo, dunque, a stagione turistica ormai terminata) si stanno occupando i pm Gemma Gualdi, che le coordina, Davide Ercolani e Stefano Celli. Al momento i tre non avrebbero iscritto nessuno nel registro degli indagati, i reati ipotizzati nel fascicolo restano a carico di persone ancora da identificare. Tra questi ci sono alcune fattispecie come epidemia colposa, delitti colposi contro la salute pubblica, lesioni personali colpose, getto di cose pericolose.
Ieri mattina la sezione navale della guardia di Finanza, su delega dell’autorità giudiziaria, si è resa protagonista di un blitz negli uffici del Comune e di Hera Rimini per sequestrare diversi documenti. Oltre che nella sede locale della multiutility, gli ufficiali hanno visita agli uffici della direzione Infrastrutture, Mobilità e Ambiente del Comune di Rimini. L’amministrazione di Palazzo Garampi ha consegnato a finanzieri e agenti di Polizia giudiziaria il materiale richiesto inerente agli scarichi fognari della città (si tratta in particolare di estratti di deliberazioni e convenzioni tra enti) “affinché l’indagine aperta dalla Procura della Repubblica di Rimini possa proseguire con il pieno apporto e con la fattiva collaborazione di questa amministrazione comunale”, osserva in una nota il Comune riminese.

L’iniziativa dei magistrati sarebbe scaturita sulla base delle notizie di stampa che, anche recentemente, hanno riportato degli ormai consueti approdi nelle acque del mare degli scarichi fognari in occasione di guasti alle condotte. L’obiettivo  dei pm è quello di fare piena luce su tutti i procedimenti autorizzativi e sul funzionamento del sistema fognario locale da diversi decenni a questa parte. Nel dettaglio, la Procura vuole capire se le aperture degli scolmatori di piena siano state effettuate davvero solo nei casi di emergenza. Oppure, se siano stati rispettati tutti i protocolli di gestione e manutenzione degli impianti, se i controlli siano stati portati avanti senza irregolarità, se si siano rispettate tutte le normative europee, se i divieti di balneazione siano stati comunicati in modo adeguato, ma anche come negli anni siano state prese o meno le necessarie misure, e in che modo siano stati utilizzati i vari finanziamenti giunti a vario titolo in questi anni. Insomma, siamo solo all’inizio, prima dell’accertamento di eventuali responsabilità servirà sbrigare un grosso lavoro.
Il Comune rivierasco assicura la massima collaborazione ma fa presente di voler portare avanti tutte le politiche già concordate con Hera e con gli altri enti locali a patire dalla Provincia: “Risale solo allo scorso 5 agosto la presentazione effettuata in III commissione consiliare dipartimentale dell’analisi e del programma del Piano Stralcio Operativo per gli interventi sul sistema fognario di Rimini, l’intervento fognario elaborato di concerto tra Hera e amministrazione comunale che- ricorda Palazzo Garampi nella sua nota- in coerenza con gli obiettivi fissati, ha come scopo primario, nel breve periodo, la tutela della balneabilità e come risultato finale il potenziamento del sistema di trattamento e di collettamento dei reflui. Obiettivi che verranno perseguiti anche con valutazioni intermedie relative ai campionamenti e prelievi al fine di monitorare costantemente la qualità delle acque”.
Dunque, se in giugno il sindaco Andrea Gnassi aveva chiesto a tutta la città di smettere di parlare di fogne per non turbare l’avvio di una stagione che si preannunciava di nuovo difficile, ormai il tema è deflagrato. Lo scorso 26 luglio il direttore di Hera Rimini, Edolo Minarelli, aveva consegnato a Gnassi lo stesso “Piano Stralcio Operativo”. In sostanza si tratta della variante “low cost”, sui 120 milioni di euro, del maxi progetto da 900 milioni (un sogno) già discusso dal Consiglio comunale lo scorso inverno. L’amministrazione comunale aveva descritto quello presentato da Hera come un piano “che, tra relazioni, documenti, analisi, allegati cartografici e mappe, definisce scenari, tempistiche e costi degli interventi di breve e medio periodo sul sistema fognario di Rimini”.
Per garantire che il piano consegnato rimanga coerente con il piano generale e l’atto d’indirizzo approvati dal Consiglio comunale in tema di fognature e depurazione, il sindaco ha già dato mandato agli uffici tecnici del Comune di Rimini di elaborare “una istruttoria tecnica sugli interventi proposti”, informa Palazzo Garampi. In particolare, “l’istruttoria dovrà verificare che le scelte tecniche contenute nel piano operativo di Hera siano quelle previste e già condivise dagli attori che hanno preso parte alla definizione dell’atto d’indirizzo approvato dal Consiglio comunale di Rimini nello scorso febbraio col voto favorevole della maggioranza e l’astensione della minoranza consiliare”, è lo spirito con cui vuole muoversi Gnassi.
Prima della Procura, era stato il Movimento 5 Stelle a volerci vedere chiaro chiedendo in un’interrogazione consiliare che “a decidere cosa scrivere sui cartelli per indicare il divieto di balneazione (oggi poco visibile) sia non l’amministrazione, ma un tavolo partecipato tra istituzioni e cittadini”. Da parte sua, il  comitato “Basta merda in mare” vuole che “ogni intervento sia ‘coerente’ con l’atto di indirizzo approvato dal Consiglio comunale a febbraio”.
La palla, però, adesso passa ai magistrati.

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