Il presidente della Fed Bernanke insieme al presidente della Bce Trichet al vertice economico di Jackson Lake

“L’Italia non cresce”. A metterlo nero su bianco è il Fondo monetario internazionale che oggi ha tagliato le stime di crescita del Belpaese. Nella bozza del World Economic Outlook, anticipato dall’Ansa, il Fondo ha previsto che nel 2011 il Pil italiano avanzerà dello 0,8% ossia 0,2 punti percentuali in meno delle stime di giugno, e nel 2012 la crescita rallenterà allo 0,7%, cioè 0,6 punti in meno rispetto alle precedenti previsioni.

Parole chiare anche dal ministro delle Finanze polacco, Jacek Rostowsk che parlando a nome della presidenza di turno del Consiglio europeo nel suo intervento introduttivo nell’audizione davanti alla Commissione economico-finanziaria del Parlamento europeo ha detto senza mezzi termini: “A luglio la Banca centrale europea ha salvato il Vecchio Continente”. Il riferimento è all’acquisto di titoli di stato italiani e spagnoli fatto dalla Bce per un valore totale di 22 miliardi di euro. “L’attività della Banca centrale durante l’estate non lascia adito a dubbi – ha detto Rostowski – Ha salvato l’Europa: qualunque esitazione avrebbe potuto significare che la situazione attuale sarebbe stata drammaticamente peggiore”.

Intanto, anche il presidente della Bce Jean-Claude Trichet si è mostrato pessimista dichiarando che, “pur proseguendo su fondamentali sani per l’Eurozona, la crescita nei prossimi tre mesi sarà modesta”. L’inflazione della zona Euro, invece, ha aggiunto Trichet, si manterrà sopra al 2% nei prossimi mesi: “Tutti capiscono che è decisivo che la Bce mantenga un solido ancoraggio alle aspettative di inflazione”, ha detto.

Fmi: “L’Italia ha bisogno di misure addizionali”. ”L’Italia recentemente ha molto rafforzato il proprio programma fiscale di medio periodo”, si legge nella bozza presentata al board del Fondo il 17 agosto – “Ma il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013 richiederebbe alcune misure addizionali”. Insomma, la manovra che il governo Berlusconi sta per approvare, non sarebbe sufficiente secondo le stime dell’organismo internazionale guidato da Christine Lagarde che per il prossimo anno ha tagliato le stime di avanzamento del pil italiano (0,2 punti percentuali in meno delle stime di giugno) e di crescita rispetto alla precedenti previsioni (-0,6 punti). Il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato le proprie stime di crescita non solo per l’Italia, ma per tutta la zona euro. Nel 2011 la crescita si fermerà all’1,9%, 0,1 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni di giugno scorso, mentre per il 2012 la revisione al ribasso è di 0,3 punti all’1,4%.

L’analisi del Fondo sulla crescita coincide con uno studio della Confcommercio uscito questa mattina nel quale si evidenziava come i livelli di crescita delle Regioni italiane fossero nella maggior parte dei casi sugli stessi livelli del 2000. A livello globale, denuncia la bozza dell’Fmi, ”entro la fine della prima metà del 2011 la maggior parte di economie sono tornate vicine ai livelli di produzione precedenti alla crisi. Ciò riguarda molte delle economie avanzate e di quelle emergenti che sono state colpite fortemente dalla crisi”. Ma il problema, scrive organismo internazionale guidato da Christine Lagarde riguarda soprattutto Italia e Spagna che “continuano a essere in ritardo”. Secondo il Fmi poi, “la produzione persa nell’area euro e negli Usa durante la crisi non sarà recuperata”. E visti ”i crescenti rischi per la crescita degli Stati Uniti, la Federal Reserve dovrebbe tenersi pronta ad adottare nuove misure non convenzionali di sostegno all’economia”. Nel documento il Fmi afferma più in generale che “la politica monetaria può restare accomodante in molte economie avanzate”. E in particolare per l’area dell’euro si sottolinea che “tenere i tassi fermi agli attuali bassi livelli è importante, visto che le pressioni inflazionistiche diminuiscono e aumentano i rischi causati dalle tensioni sui debiti sovrani e sui mercati finanziari”.

Bce: “Subito una governance economica europea”. “Se i mercati non funzionano è anche responsabilità dei governi” che emettono i titoli di Stato”, ha affermato il presidente della Bce Jean-Claude Trichet davanti all’Europarlamento. Sono i governi nazionali infatti “che emettono titoli” e per questo hanno “la responsabilità della credibilità”, ha sottolineato Trichet da Bruxelles, pur concedendo che “si possa anche ipotizzare una responsabilità collettiva” data dal Patto di stabilità e di crescita, creato “apposta” per dare vita un “sistema collegiale di monitoraggio”. Ma, ha ricordato il presidente della Bce, “non è solo una questione di governance ma anche di responsabilità”, su cui l’Eurotower è “sempre stata di questo avviso”, anche “ben prima delle tensioni sui mercati”. La Bce, ha quindi sottolineato Trichet, è “molto cauta a non travalicare le sue responsabilità”. Per questo la Bce si limita inviare messaggi ai governi e non a negoziare con loro. “Abbiamo inviato messaggi ai governi che se vogliamo ripristinare la fiducia ora notevolmente indebolita dobbiamo seguire la direzione giusta”, ha affermato Trichet, sottolineando che “noi non abbiamo negoziato, ma abbiamo esaminto la situazione e abbiamo preso le nostre decisioni, e abbiamo quindi lanciato dei messaggi” ai governi.

“E’ impellente e fondamentale che gli Stati europei attuino al più presto le misure proposte da Bruxelles per il miglioramento della governance economica del Vecchio Continente”, ha ribadito Trichet rispondendo alle domande degli eurodeputati nel corso dell’audizione straordinaria sulla crisi. “Tutte le misure decise dai capi di Stato e di governo al vertice dello scorso 21 luglio devono essere attuate – ha sottolineato – e dovremo andare anche oltre per migliorare ulteriormente la governance”. Quella cominciata nel 2007, ha proseguito, “è la crisi peggiore dalla Seconda guerra mondiale, e senza interventi sarebbe stata la peggiore dalla prima”. Nessun commento da parte di Trichet sugli Eurobond, la misura indicata da Giulio Tremonti come risolutrice della crisi del debito sovrano in Europa.

Articolo Precedente

Confcommercio: “In 17 Regioni
consumi inferiori al 2000″

next
Articolo Successivo

Dall’Eni a BP: la guerra non è ancora finita
ma il business libico è già ripartito

next