Il segretario del Pd Pierluigi Bersani

Non passa nemmeno mezz’ora dalla fine del vertice in cui Pdl e Lega hanno discusso gli emendamenti da presentare alla manovra finanziaria e già da più parti si levano pesanti critiche.

Il primo commento è del vicepresidente di Fli Italo Bocchino: “La manovra del governo è l’esatto opposto di quello di cui l’Italia e gli italiani hanno bisogno”, ha dichiarato Bocchino nel corso di una conferenza stampa del Terzo polo al Senato, aggiungendo poi la disponibilità a dialogare perché “i mercati sono in attesa”. Anche il leader dell’Api Francesco Rutelli ha sottolineato che “le notizie giunte oggi dall’Fmi sulla crescita già da sole mangiano parte della manovra e dimostrano quanto siano indispensabili misure per la crescita”. Tra i partiti di centro anche l’Udc, in una nota congiunta sottoscritta dai capigruppo di Camera e Senato Gianluca Galletti e Gianpiero Dalia, fanno sapere che, ferma restando la volontà di collaborare in modo costruttivo, “ad un primo esame delle modifiche alla manovra traiamo un’opinione netta: i conti non tornano”.

“Siamo alla confusione, ad una quadra che non c’è, non vedo come possano quadrare questi conti”, ha detto il segretario del Pd Pierluigi Bersani, che definisce complessivamente debole la soluzione individuata dalla maggioranza, aggiungendo che la speranza è che “non venga valutata troppo pesantemente da chi ci osserva nel mondo”. E riguardo ad una possibile apertura al confronto con l’ opposizione, il segretario Pd ha aggiunto: “Invece di discutere ad Arcore di cose che non si capiscono, vengano a discutere le cose che abbiamo scritto noi, questo è un buon consiglio che mi sento di dare loro”.

Durissime anche le parole espresse dal primo cittadino di Milano Giuliano Pisapia secondo cui quello che viene fuori dal vertice rappresenta “solo un piccolissimo passo indietro”. E invoca come “unica soluzione contro l’accetta del Governo” una “mobilitazione permanente dei sindaci”. D’accordo con lui anche il Presidente dell’Anci Osvaldo Napoli (Pdl) per il quale il giudizio sulla manovra è “più negativo che positivo”. Anche sulla decisione di cancellare le Province e dimezzare i parlamentari, Pisapia ritiene che sia necessario passare “dalle parole ai fatti”, e propone di iniziare immediatamente il lungo iter di riforma costituzionale, ricordando anche che è necessario “dare seguito all’istituzione della città metropolitana che comporterebbe tra l’altro grossi risparmi”.

Sulla necessità della riduzione del numero dei parlamentari e dell’azzeramento delle province per via costituzionale l’Italia dei Valori chiarisce il problema: “Se non li conoscessimo saremmo pronti a commentare positivamente l’annuncio dell’accordo sul dimezzamento dei parlamentari e sull’abolizione delle province, unici due elementi positivi di una manovra pessima e dannosa. Purtroppo, pero’, li conosciamo e non ci fidiamo, li aspettiamo alla prova dei fatti”, ha commentato il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. Una convinzione condensata più tardi in una battuta del leader Antonio Di Pietro, ospite a La7: “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il vuoto parlamentare”. L’Idv intanto non ha perso tempo, e ha presentato in Commissione bilancio al Senato circa ottanta emendamenti: soppressione delle Province, riduzione delle indennita’ dei parlamentari del 20% e dei rimborsi elettorali per i partiti, stop alla costruzione del Ponte sullo Stretto e riduzione drastica di voli e auto blu. Sul fronte fiscale l’Italia dei Valori propone una tassa del 20% sui capitali ‘scudati’ e l’esenzione dei ticket sulle prestazioni specialistiche in relazione al reddito.

A proposito di tagli e risorse da rastrellare per il risanamento dei conti pubblici Fabrizio Morri, capogruppo Pd in Commissione di vigilanza, fa notare che “mentre il governo scarica sui ceti più deboli l’aumento dell’Iva e il taglio delle pensioni, il presidente del Consiglio regala a suo figlio Pier Silvio frequenze televisive per il digitale che invece dovrebbero essere messe all’asta’’. Secondo Morri “si tratta di due miliardi di euro, che potrebbero alleggerire il peso della manovra e che invece il solito conflitto di interessi e il solito centrodestra vogliono regalare ai soliti amici”.

Mentre il portavoce del Pdl Daniele Capezzone definisce l’esito del vertice Berlusconi-Bossi di oggi “una importante accelerazione liberale e riformatrice”, il coordinatore delle commissioni economiche del Pd, Francesco Boccia, parla di una “manovra delle toppe”, sottolineando anche che il “vertice di oggi ha confermato che la manovra uscita dal Cdm e presentata l’11 agosto alle Camere è stata ritenuta sbagliata anche dalla stessa maggioranza. E’ evidente che il compromesso tra Pdl e Lega cancella Giulio Tremonti e il primo impianto della manovra che noi abbiamo comunque sempre considerato iniqua e depressiva”.

Cauto il commento del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni: da un lato plaude alla assenza di interventi sull’Iva, che “andrà rimodulata nel quadro della delega fiscale, insieme ad una riduzione dell’Irpef”,  dall’altro ha aggiunto che urge “una accelerazione in Parlamento dell’iter della delega sulla riforma fiscale, che è oggi lo strumento indispensabile per favorire la crescita e la ripresa dei consumi, in un quadro di intensificazione della lotta fiscale e di una maggiore equità”.

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