Francesco Azzarà, l'operatore italiano di Emergency rapito in Sudan

“Liberate Francesco e restituitelo al nostro affetto”. A lanciare questo appello sono i genitori di Francesco Azzarà, l’operatore di Emergency sequestrato tredici giorni fa a Nyala, in Darfur.

“Come genitori continuiamo a mantenere il silenzio stampa ma abbiamo deciso di voler rivolgere questo appello nella speranza che i rapitori comprendano il dolore che stiamo vivendo”, hanno fatto sapere Giuseppe Santo Azzarà e la moglie Fortunata Legato, attraverso il portavoce della famiglia, Vincenzo Catalano.

Il giovane, 34 anni, laureato a Pisa in Economia aziendale e specializzato in commercio estero, lavorava da circa un mese e mezzo in un centro pediatrico aperto dalla Ong di Gino Strada nel luglio dello scorso anno. Il 14 agosto scorso alcuni uomini armati lo hanno bloccato mentre viaggiava a bordo di un’auto verso l’aeroporto.

A chiedere che Francesco sia liberato non sono solo i genitori: ieri Emergency, per tenere viva l’attenzione sul suo rapimento, ha chiesto che una foto del ragazzo venga esposta sui palazzi delle istituzioni di Motta San Giovanni, il paese della provincia di Reggio Calabria dove viveva.

Il Ministro degli Esteri Franco Frattini ha dichiarato che non è arrivata nessuna rivendicazione e chiesto riserbo per le indagini, mentre la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per rapimento a scopo di terrorismo. Tre giorni dopo il rapimento il vicegovernatore del Darfur, Abdul Karim Moussa, ha fatto sapere che “Azzarà sta bene, sia dal punto di vista fisico che psicologico” , riferendo anche che i rapitori, secondo le forze di sicurezza sudanesi, si trovavano ancora nel sud del Darfur e non risparmiando anche alcune critiche alle Ong che operano sul territorio.

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