Via all’ennesima bolla. Preannunciata mercoledì, ieri si è sgonfiata la bolla dell’oro. I future sul metallo giallo hanno chiuso a New York a 1,767.10 dollari l’oncia, un vero e proprio tonfo del 5,1% che come sottolinea Bloomberg è il più rilevante in una sola seduta dal 2008. Se ancora ci fossero dubbi sul fatto che la liquidità sui mercati, stimolata dagli interventi della Fed, è eccessiva, ieri è arrivata l’ennesima conferma. E’ bastato il dato sulla crescita del 4% degli ordini di beni durevoli nel mese di luglio a far spostare masse di liquidità dalle commodities e dai Bond ai mercati azionari che hanno chiuso, anche mercoledì, in deciso rialzo con il Dow Jones a +1,29% e lo SP500 a +1,31%. D’altra parte l’oro viene da tre settimane di folle corsa al rialzo (aveva raggiunto un +17%) superando per la prima volta la soglia dei 1900 dollari l’oncia.

Quanto accaduto da lunedì non significa che la seconda recessione sia svanita nel nulla in meno di tre giorni. I problemi dell’economia statunitense, e globale, sono ancora tutti irrisolti. Proprio ieri è stato pubblicato anche il dato sul prezzo delle case nel mese di giugno: una nuova flessione, -0,9%, che ha permesso di contenere il saldo semestrale ad un -5,9%, il dato peggiore dal 2009 causato dall’immissione sul mercato di decine di migliaia di abitazioni pignorate per effetto della crisi. Negli ultimi mesi grazie, all’intervento del Governo e delle associazioni che raggruppano i titolari di mutuo in difficoltà, i pignoramenti sono diminuiti e in luglio hanno raggiunto il livello più basso degli ultimi quattro anni. L’obiettivo della Casa Bianca è di far restare il più a lungo possibile i proprietari nelle loro abitazioni quando non riescono a saldare le rate. Nelle zone più disastrate del paese, come la Florida, la percentuale delle famiglie che non paga le rate da più di due anni è arrivata al 18,68% rispetto ad una media nazionale del 7,85%. Ma ovviamente si tratta di palliativi e sino a quando il nodo dell’incredibile bolla immobiliare e di indebitamento non sarà risolto il rischio di un avvitamento dell’economia è sempre dietro l’angolo.

Basta un dato per far comprendere la gravità del problema: Bank of America ha visto crescere a fine marzo 2011 il volume delle potenziale insolvenze di contraenti di un mutuo a 32,5 miliardi di dollari dai 26,97 miliardi della fine del primo trimestre dello scorso anno. Ad inizio agosto il Dipartimento del Tesoro e quello dell’Abitazione e sviluppo urbano hanno pubblicamente chiesto a diversi gruppi che gestiscono immobili di acquistare a prezzi stracciati le case pignorate di proprietà delle ex agenzie federali Fannie Mae e Freddie Mac per poterle poi affittare sempre con l’obiettivo di ridurre il numero delle famiglie senza casa e nello stesso tempo la quantità degli immobili sul mercato.

di Andrea Di Stefano

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