Intanto, grazie a tutti quelli che sono intervenuti, anche su posizioni critiche,  commentando il mio post su credibilità, governo e Rai (per gli interessati c’è una versione più estesa su Noisefromamerika.org). Volevo cogliere l’occasione per fornire alcune risposte ai dubbi e ai quesiti che sono stati posti.

Punto primo. Vari commentatori mi hanno rimproverato una certa ingenuità, suggerendo che i nostri governanti non molleranno certo le poltrone solo per fare un favore ai governati. Vorrei tranquillizzare tutti. Sono probabilmente ingenuo e sprovveduto su molte cose ma, per quanto riguarda la politica italiana, se ho un difetto è probabilmente l’eccessivo cinismo. So benissimo che il fatto di spiegare in modo teoricamente rigoroso che la cosa migliore che questo governo può fare è andarsene immediatamente non convincerà certo Tremonti e la sua banda a mollare la presa. Il mio obiettivo era un altro: demistificare gli argomenti di chi, sulla stampa “indipendente” e anche all’opposizione, dice che in questo momento non possiamo permetterci una crisi di governo. È vero il contrario, non possiamo permetterci che continui questo governo. Ho cercato di spiegare con la massima chiarezza possibile ai cittadini ed elettori perché le cose stanno così, in modo che essi possano farsi una migliore idea della situazione. So benissimo che la persistenza o meno del governo dipende da giochi politici interni alla casta e dagli sviluppi della crisi di fiducia sui mercati, non certo dal fatto che io possa argomentare  in modo convincente che sarebbe un bene per il paese se il governo se ne andasse.

Punto secondo. Il lettore Civil Servant mi chiede di rispondere con un secco sì o no a cinque domande. Adempierò alla richiesta. Spero i lettori non me ne vorranno se, oltre al monosillabo, offrirò anche qualche riga di spiegazione. Notare che la formulazione iperbolica e logorroica delle domande non è mia, ma del lettore, ed è stata adattata dalla redazione.

1. E’ d’accordo su misure a mezza via tra lo squadrismo e il furto legalizzato quali lo scippo della liquidazione ai dipendenti pubblici e la determinazione della loro tredicesima in base alla performance dei dirigenti (valutata solo in base al rispetto degli obblighi di risparmio)?
No. In uno stato di diritto i patti vanno rispettati, per cui la modifica delle modalità di pagamento della liquidazione è assolutamente scandalosa. Far dipendere il salario dei dipendenti pubblici dalla performance non è una cattiva idea, se serve ad aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione. Ma per farlo, occorre prima mettere in piedi un serio sistema di misurazione della performance, e questo non è stato fatto. Farlo come pretende di fare il governo, per risparmiare all’ultimo minuto qualche soldo, è una buffonata che finirà per peggiorare l’efficienza della macchina pubblica.

2. E’ d’accordo sulla tutela degli evasori scudati a scapito di tutta quella classe media (sempre più ex) che evadere non può, o se anche può non vuole?
Sì. Per la stessa ragione del punto anteriore: in uno stato di diritto i patti vanno rispettati. Io e i miei colleghi di Noisefromamerika ci siamo scagliati con molta durezza contro lo scudo fiscale e abbiamo contestato puntualmente gli argomenti di chi lo presentava come un grande successo.  Purtroppo la legge è passata. Ma ora che è passata e che i capitali sono rientrati, dire “ci abbiamo ripensato, dovete pagare di più” è una cosa da repubblica delle banane.  Il solo fatto che una tale proposta sia stata fatta da personalità prominenti è un danno alla credibilità del paese.

3. E’ d’accordo sulle basse manovre di un uomo ossessionato dai diritti dei lavoratori (Sacconi) per asfaltarli completamente?
No. Non sono sicuro di aver capito la domanda, ma le riforme del mercato del lavoro non si fanno nei decreti di emergenza.

4. E’ d’accordo sull’abolizione delle festività civili della Repubblica italiana?
No. Ho trovato questo provvedimento veramente offensivo. Non capisco neanche a  cosa serva, in questo momento. Sembra veramente una pura manifestazione di odio ideologico.

5. E’ d’accordo sul fatto che pensionati a 500 euro al mese paghino un salato ticket per prestazioni di pronto soccorso?
No. Qui però sono necessarie due qualificazioni. Primo, non capisco perché i pensionati debbano avere un trattamento speciale. Sono favorevole al trattamento di favore per chi ha reddito basso, ma deve valere per tutti, pensionati o no. Secondo, esentare il pronto soccorso ma non altre prestazioni rischia di spingere la gente a usare il pronto soccorso in modo improprio. Questo è un rischio che va evitato. Siccome non conosco bene la materia evito d dire altro. Osservo solo, di nuovo, che queste sono questioni che andrebbero pensate con maggiore attenzione e non regolate in fretta e furia con un decreto fatto per mettere un tampone al bilancio pubblico.

Fine delle risposte. Temo di avere un po’ deluso il lettore Civil Servant, che indubbiamente cercava di dimostrare quanto fossi un inaffidabile e selvaggio liberista. Quindi, per dargli una mano e per rinforrzare un po’ le mie credenziali di maledetto yankee, offro la seguente considerazione: dopo aver tagliato i costi della política e tante altre spese inutili, occorrerà mettere mano alle pensioni. Al momento il sistema è congegnato in modo che chi è nato nel 1955 gode di un sistema di calcolo molto più favorevole a quello di chi è nato nel 1985. Questo è ingiusto e molto costoso. E, no, anche se mi piacerebbe non è possibile unificare tutti i trattamenti verso l’alto. Spero questo sia sufficiente a confermare il pregiudizio che i selvaggi liberisti di Noisefromamerika sono servi dei padroni.

Punto Terzo. La Rai. Cari lettori che sostenete che la Rai va tenuta pubblica ma “liberata dai partiti”, mi spiace tanto ma quello che dite è una fregnaccia. Dire che la política va tenuta fuori è completamente inutilñe se non spiegate come questo sia possibile. Sono decenni che ci si prova con Commissioni di vigilanza, controlli parlamntari eccetera eccetera. E, per favore, non venite a dire che basta cambiare i politici. Non è così, come decenni di mala informazione e mala gestione con i governi più vari stanno a dimostrare. La verità pura e semplice è che finché la Rai resta un’impresa statale resterà al servizio della casta, con buona pace delle anime belle che sognano “il servizio pubblico”. Un servizio che paghiamo con tassa di 106 euro per famiglia, uguali per tutti e quindi orrendamente regressiva.

A chi la vendiamo? Si comincia ponendo paletti antitrust, ossia nessuno che ha già una presenza televisiva può partecipare; niente Berlusconi e Murdoch, per intenderci. Si divide l’azienda in tre o più pezzi, e poi si mettono i pezzi all’asta e si vende a chi  paga di più, senza differenza tra italiani o stranieri: Cnn, Walt Disney Corporation, Beppe Grillo, Editoriale Il Fatto Spa, Banco Santander, quello che è. Ripeto, l’unico criterio deve essere chi paga di più. Volete scommettere che qualcuno si trova?  E se non troviamo proprio nessuno, la regaliamo a chi se la piglia, sempre con i vincoli antitrust prima detti. Guardate, se è gratis (ma scommettete che qualcuno che paga si trova?) ce la pigliamo noi di Noisefromamerika. Sai il divertimento.

Infine, cari lettori difensori della televisione di Stato, vi siete resi conto che negli ultimi 30-40 anni le uniche novità positive nel campo dell’informazione sono venute dal settore privato? Dalla nascita delle radio libere negli anni ’70 fino al Fatto Quotidiano, passando per l’esplosione dei blog di informazione, il progrsso non è mai venuto dalla Rai e non è mai venuto dagli organi di stampa sussidiati dallo Stato. Al contrario, il settore publico è stato un bastione di conservazione, oltretutto carissimo per i contribuenti. Veramente pensate che sia un caso?

di Sandro Brusco

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