“Mi hanno ridotto a corto di quattrini. Ho dei problemi. Non riesco a mantenere più questa villa”. Così Marcello Dell’Utri, intervistato oggi da Il Corriere della Sera, spiega l’origine dei versamenti per dieci milioni di euro ricevuti da Silvio Berlusconi, e finiti agli atti dell’inchiesta P3 come rivelato ieri da Il Fatto Quotidiano (Leggi). Il riferimento è alla magnifica dimora di Torno, sul lago di Como. Che ora il senatore vorrebbe vendere, racconta, ma prima deve ristrutturarla. Da qui l’esigenza di “chiedere un prestito a un amico”. Berlusconi, appunto.

Appare molto nervoso, Marcello Dell’Utri, nello spiegare l’ennesimo caso giudiziario che lo coinvolge. Si tratta di “miei affari personali e privati”, afferma, “anche quando si parla di ristrutturare, comprare o vendere una casa, chi mesta nel torbido ci voglia sempre mettere lo zampino. Capisco certi giornali, ma che c’entra il Corriere con questa rottura di c…?”. E ancora: “Ognuno di noi in questo Paese non è più libero di fare una trattativa, di chiedere un prestito a un amico, di fare un lavoro a casa, di avere un guaio? Tutto deve diventare di dominio pubblico, senza un minimo di riserbo? E questa non è secondo lei una rottura di c…?”.

Ma poi, incalzato, il senatore azzurro cede e racconta la sua versione dei fatti: “Va bene, basta, lo dico: sto vendendo casa. Ecco la verità. Non subito. Ma ho dato voce. E’ necessario fare dei lavori importanti. Ristrutturo e poi vendo tutto. Perché io ho da pagare c… e ramurazzi (ravanelli, ndr)». E’ una parte nuova da recitare per Dell’Utri, quella del “poveraccio” a corto di quattrini: «Ho dei problemi. Non riesco a mantenere più questa villa. Troppo grande. E’ stato un sogno. Mi rendo conto che nella vita c’è chi sale e chi scende. E io vendo casa… ». Insomma, Dell’Utri come un nobile decaduto: “Appunto, nobiltà decaduta. Ero anch’io un principe. E non lo sono più”. E a cosa attribuire le responsabilità di questo stato di indigenza se non ai processi? “Colpa della persecuzione”.

Non sembra appartenere alla sua mentalità il fatto che chi ricopre cariche pubbliche sia tenuto a dare spiegazioni ai cittadini specie se in ballo, come raccontato dal Fatto, ci sono 8 milioni di euro incassati direttamente dal presidente del Consiglio. Milioni che diventano 18 se si contano anche i versamenti fatti a Denis Verdini dal senatore del Pdl nonché editore di Libero e Riformista Antonio Angelucci (Leggi). Versamenti di cui si ha notizia dalle carte appena depositate nell’indagine sull’associazione segreta (P3) che mirava a condizionare gli organi costituzionali e giudiziari e gli enti pubblici nazionali e regionali.

Ma nell’intervista al Corriere, messo di fronte a quello che il giornalista chiama “il retro pensiero dei malpensanti”, e cioè che “Berlusconi potrebbe averlo pagato per mantenere un segreto o per non dire qualcosa magari con riferimento a qualche processo”, il senatore siciliano risponde con veemenza: “Menti disturbate possono pensare queste cose, ma io non mi voglio disturbare e vorrei starmene tranquillo”.

E proprio per starsene in tranquillità, lontano dalle “rotture di c.”, Dell’Utri  corre intorno alla sua villa sul lago: “Sì, corro attorno a casa mia. O meglio cammino veloce, diciamo 5 all’ora, giusto per mantenermi in esercizio. Ma ora passa la voglia di tutto con questi sospetti sul niente“. Il senatore corre anche per “controllare la pressione del cuore”. Colpa dei processi che gli rovinano l’umore: “Debbo controllarla. Sale quando penso a queste camurrie dei processi. Appena penso ad altro scende che è una bellezza». Già, perché Dell’Utri si sente “un perseguitato” dalla giustizia: “Ho visto tanti perseguitati morire di infarto o di cancro. Meglio la mia educazione arabo-fatalista. Forse mi salvo e arrivo all’11 settembre». Il giorno del suo 70esimo compleanno.

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