Cuscini (su cui sedersi) in spalla e la propria storia da raccontare. Sono gli unici requisiti richiesti per  il primo forum sui “cervelli in fuga”, organizzato stasera da Sinistra Ecologia e Libertà a Marsala (Tp). Per “Cu nesce arrinesce” (il titolo della manifestazione, ovvero chi va via si realizza) sono stati chiamati a raccolta tutti quelli che “se ne sono andati”, che hanno lasciato la Sicilia per cercare un futuro migliore: giovani universitari, lavoratori, ma soprattutto neo laureati che fuori dall’isola hanno potuto realizzare le loro aspirazioni.  Dall’ altra parte “quelli che sono rimasti”, che non hanno voluto lasciare casa, o che semplicemente non sono ancora emigrati.

Nella piazza intitolata a Peppino Impastato (uno che è rimasto, nonostante il padre lo volesse proteggere mandandolo negli Stati Uniti) s’incontreranno le due realtà dell’emigrazione giovanile: chi è partito ed è riuscito a realizzare più facilmente i propri obbiettivi, e chi invece ha cercato di resistere alle sirene oltre lo stretto.  I numeri parlano chiaro: oltre il 66 per cento della popolazione siciliana tra i 20 e i 35 anni lavora o studia fuori dall’isola. E sono addirittura il 70 per cento gli studenti liceali che hanno dichiarato (nel sondaggio curato proprio da Sel) di voler iscriversi ad un’università del nord Italia. Una fuga di massa ormai in atto da parecchi anni.

La politica si disinteressa al problema – ammette il giovane consigliere provinciale Ignazio Passalacquao sfiora soltanto superficialmente l’argomento. Il tema della fuga di cervelli non interessa direttamente l’anziana classe dirigente italiana ormai totalmente distante dai veri problemi della gente. L’obbiettivo del forum – continua Passalacqua, organizzatore della manifestazione insieme a Sel Londra –  è proprio questo: capire come le esperienze di chi è stato costretto a lasciare la Sicilia e di chi tra mille difficoltà ha deciso di restare possano essere assimilate per cercare di arginare il problema”.
E del resto fuga di cervelli vuol dire implicitamente fuga di futuro. E il futuro, come direbbe Pirandello, è la condizione minima del presente.

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