La faccenda si complica e tra ricorsi, rinvii e rimpalli di responsabilità alla vigilia del primo suono della campanella il 1 settembre la vicenda della Scuola per l’Europa di Parma rischia di ritrovarsi in un pericoloso corto circuito. Infatti il Tar, il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, si è dichiarato incompetente nel giudicare il ricorso contro il Ministero dell’Istruzione dei “vecchi” docenti (circa 50, precari) della scuola, esclusi ora dai nuovi concorsi e a rischio licenziamento in massa. Il Tar laziale ha “girato” la questione al Tar dell’Emilia Romagna a cui gli insegnanti che rischiano di rimanere a casa hanno già presentato ieri nuovo ricorso collettivo e un’istanza cautelare, chiedendo che il tribunale sospenda i concorsi che si stanno tenendo per l’assunzione di nuovi docenti. Se infatti questi nuovi insegnanti (che in questi giorni stanno affrontando le selezioni) dovessero entrare in aula il 1 settembre e dopo arrivasse una decisione a favore dei vecchi docenti, il corto circuito porterebbe la scuola a dover mandare a casa i neo-assunti.

Il peccato originale dei docenti che dal 2005 a oggi hanno insegnato in questa scuola (nata per ospitare i figli dei funzionari dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, l’Efsa di Parma), è che non appartengono a quelli che in Italia si chiamano docenti “di ruolo”. Non hanno cioè una cattedra e quell’abilitazione formale richiesta in Italia per non essere più considerati precari. Questo status, secondo l’interpretazione del Ministero dell’Istruzione, è un requisito indispensabile per insegnare in quella scuola, un requisito secondo il ministero previsto dalla legge 115 dell’agosto 2009 che regolamenta la scuola. Ma i vecchi docenti non sono d’accordo: “Siamo stati il corpo docente più ispezionato d’Europa superando brillantemente tutte le ispezioni ordinate dall’Unione europea. C’è un report che lo dice”, spiega a ilfattoquotidiano.it uno dei docenti che rischiano di perdere il posto. “Come fa la scuola a non tenere conto del corpo docente per cui ha speso centinaia di migliaia di euro in formazione? Siamo stati a Bruxelles, a Francoforte e in altre parti d’Europa a formarci”. Insomma ora la scuola-modello rischia di buttare a mare anni e soldi in formazione per una cattiva (secondo gli insegnanti) interpretazione della legge 115.

Un’altra beffa, infatti, secondo i vecchi docenti della scuola, è che gli insegnanti stranieri della scuola non devono dimostrare di essere “di ruolo” nei loro Paesi d’origine (sempre che quello status esista). “Un precario se è cittadino europeo può accedere alle procedure concorsuali, se è un cittadino italiano no”, spiega ancora uno dei docenti storici. Proprio per questo paradosso, tre docenti italiani, ma di madrelingua straniera, sono riusciti a essere selezionati. Questo perché chi è di madrelingua straniera non rientra nelle regole previste per gli italiani.

Peraltro i requisiti per insegnare in una scuola europea di tipo 1 sono severissimi e a Parma potrebbe non essere facile trovare insegnanti all’altezza. Del resto, da quest’anno, saranno molto alti anche gli stipendi: 5-6 mila euro in media al mese, mentre prima lo stipendio era in linea con quelli dei colleghi precari italiani.

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