I tre attentati dello scorso marzo in Italia, Svizzera e Grecia, potrebbero presto avere un responsabile. E’ emersa infatti quella che potrebbe essere la svolta nelle indagini portate avanti dai carabinieri del Ros e coordinate dal sostituto procuratore della Dda di Firenze Ettore Squillace Greco: ovvero la scoperta di una rivendicazione “ufficiale” a firma “Fai/Cooperativa artigiana fuoco e affini (occasionalmente spettacolare) Fronte Rivoluzionario Internazionale” e “Fai/Brigata 20 luglio-Fronte Rivoluzionario Internazionale”. Emergono così strutture articolate, ma sempre più definibili, dietro alla busta esplosiva che ha ferito gravemente il tenente colonnello della Brigata Folgore, Alessandro Albamonte, consegnata lo stesso giorno in cui sono state colpite due impiegate degli uffici della Swissnuclear di Olten, nella Svizzera centrale (la federazione dell’industria nucleare elvetica che produce il 40% dell’elettricità del Paese), e la sera in cui è stato fatto saltare in aria un pacco bomba nascosto in un cassonetto davanti al carcere di Korydallos, nei pressi di Atene, in Grecia.

Le rivendicazioni sono state pubblicate su un blog, in questi giorni, e sono corredate da un lungo comunicato in cui viene sottolineata l’operosità di un’attività eversiva che va avanti da molti anni. L’organizzazione criminale “vanta” 37 “gruppi che aderiscono a questa realtà”, di cui ben 12 in Italia. Oltre alla Cooperativa Artigiana fuoco e affini (occasionalmente spettacolare)/Fronte Rivoluzionario Internazionale, vengono citate la Brigata 20 Luglio/Fronte Rivoluzionario Internazionale, le “Sorelle in armi nucleo Mauricio Morales/ Fronte Rivoluzionario Internazionale”, la “Cellula rivoluzionaria Lambros Fountas”, “Solidarietà Internazionale”, “Rivolta Animale”, “Nucleo Rivoluzionario Horst Fantazzini”, “Cellule contro il Capitale il Carcere i suoi Carcerieri e le sue Celle”, “Cellule armate per la solidarietà internazionale”, “Rivolta Anonima Terribile (Rat)”, “Cellule metropolitane” e “Narodnaja Vojla”.

L’ultima rivendicazione, che spinge gli inquirenti a verificare sempre con maggior attenzione gli eventuali collegamenti tra anarco-insurrezionalisti toscani e stranieri, riguarda dunque tutti e tre gli attentati, in testa quello avvenuto alla caserma Ruspolidi della Folgore a Livorno. Ripercorriamo i fatti. La busta gialla con la scritta “Eufor Firenze”, arrivata nell’ufficio di Albamonte, dopo essere passata dal centro di smistamento delle Poste in via Masi, esplose al momento dell’apertura. La deflagrazione, che avvenne pochi minuti dopo le 16 del 31 marzo, provocò al capo di Stato Maggiore l’amputazione di alcune dita di una mano, oltre a varie ferite al volto e alle gambe. L’attentato all’ufficiale 41enne, originario di Taranto, sposato e con due figli (uno di sei anni e un altro in arrivo) è uno choc per l’intera caserma: dopotutto a essere stato colpito è “il braccio operativo” del comandante, una persona da sempre contornata da un’aurea di impermeabilità, da una protezione che si è sgretolata, in pochi istanti, sotto gli occhi di tutti. I giorni in cui si consuma l’attentato, d’altronde, non erano per niente facili, ma carichi di tensione. E il campanello d’allarme era suonato in tutta la Toscana.

A Firenze, poi, circolavano manifesti che invitano a “spazzare i militari dalle strade” e si temeva fossero collegati a gruppi pronti a compiere anche atti terroristici. Un allarme giustificato, vista l’esplosione del pacco bomba nel fortino della Folgore, episodio al quale seguono gli altri due attentati in Svizzera e in Grecia. Solo a notte fonda, incrociando le informazioni, si capirà la portata dell’atto terroristico. La Svizzera trema, la Grecia pure. Dopo quello delle 21 (ora italiana) ad Atene, l’allarme scatta anche a Salonicco. Viene registrata, infatti, l’esplosione di una bomba all’esterno del tribunale della città a Nord della Grecia. Ma per quest’ultimo episodio, al momento, non c’è alcuna rivendicazione. A differenza degli altri tre attentati rivendicati dalla sigla Fai, dietro la quale si nascondono gli autori usurpando così un nome storico dell’anarchismo, quello della Fai, Federazione anarchica italiana.

I presunti autori dei blitz, nel triangolo Italia-Svizzera-Grecia, nella lettera di rivendicazione esordiscono così: “Noi i compagni della Fai/Cooperativa artigiana fuoco e affini (occasionalmente spettacolare)/ Fronte Rivoluzionario Internazionale e della Fai/Brigata 20 luglio/Fronte Rivoluzionario Internazionale, rivendichiamo in questo scritto frutto di un incontro a più voci, a nome delle compagne Fai/Sorelle in armi nucleo Mauricio Morales/Fronte Rivoluzionario Internazionale, i pacchi bomba che nel marzo 2011 hanno portato al grave ferimento del tenente colonnello della folgore Alessandro Albamonte, il pacco bomba che ha leggermente ferito le impiegate degli uffici della Swissnuclear, ed il pacco bomba al carcere di Koridallos in solidarietà con le nostre sorelle e fratelli delle “Cospirazione delle cellule di fuoco/Fai/ Fronte Rivoluzionario Internazionale”.

La rivendicazione arriva, fanno sapere, perché “nel generale ottimismo delle compagne/i che, nella diversità vedono emergere focolai sempre nuovi di lotta, in un dialogante e vitale confronto informale internazionale, è emersa una voce dissonante. Era una nostra compagna delle Sorelle in armi nucleo Mauricio Morales che con rabbia ci ha comunicato la censura del comunicato/dibattito che rivendicava le azioni succitate. Si tratta di 12 rivendicazioni recapitate per posta ordinaria a varie realtà del movimento anarchico in lingua italiana, nessuna è stata pubblicata impedendo una comunicazione vitale per la crescita internazionale del dibattito informale”.

Inquietante, poi, un altro passaggio della lettera in cui viene sottolineato come “l’organizzazione informale non è più una fantasia astratta, un soliloquio in bocca ad un pugno di compagne/i più o meno dotti, più o meno sinceri. In questi ultimi anni in varie parti del mondo i nuovi nichilisti hanno scatenato preoccupazione ai vari stati e timore e ostilità nella parte ufficiale dei movimenti anarchici. Il nuovo anarchismo farà della fantasia distruttiva la propria forza e cementerà nell’atto nichilista la propria coerenza”.

La ramificazione dell’organizzazione, stando a come si descrive, è inquietante. “Decine e decine di cellule, nuclei, movimenti e singole-i compagne-i che in maniera diffusa e orizzontale uniti da un solido e chiaro patto di mutuo appoggio muovono guerra in maniera caotica e distruttiva all’esistente”. Infine si spiega la scelta di agire in modo violento: “Noi della Fai italiana continuiamo a percorrere tutte le strade che possano affluire nel fiume rivoluzionario. Scontri di piazza, lotte popolari, progetti di lotta radicale più circoscritti contribuiscono tutti a dar nuova linfa alle nostre pratiche d’attacco” sottolineano, evidenziando che sono dieci anni che riescono a farla franca. “Il potere – si legge infatti – colpisce a destra e manca con operazioni repressive sempre più fantasiose, ma finora nessuno di noi è mai stato colpito”.

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