La storia dei dipendenti della Nuova Pansac s.p.a. di Ravenna somiglia in modo inquietante alla vicenda sorella degli operai Vinyls, raccontata pochi giorni fa su queste pagine, che lavorano a pochi chilometri di distanza. Un’azienda instabile sull’orlo del fallimento, buste paga che spariscono e la solita “responsabilità” civile e sociale dei lavoratori che non ne vogliono sapere di far andare a male il proprio luogo di lavoro e che allora continuano a lavorare senza alcuna garanzia retributiva.

Sono circa un centinaio i dipendenti della filiale Pansac di viale Trieste a Ravenna che stanno per entrare in agitazione quindi, a breve, in sciopero. Motivo: ad oggi non sono ancora state pagate le spettanze riguardanti la 14esima mensilità, i rimborsi 730 e, come riferito dall’azienda stessa, non è garantito nemmeno lo stipendio di luglio in pagamento il 10 agosto.

Eppure dopo l’assemblea sindacale tenutasi la settimana scorsa, i lavoratori hanno deciso di rimanere in fabbrica per mantenere inalterato il ciclo produttivo aziendale. L’ennesimo gesto maturo e allo stesso tempo disperato che mette ancor più in risalto i problemi e l’irresponsabilità sociale dell’azienda che per bocca dell’amministratore delegato Lupi ha dichiarato che il flusso di cassa è azzerato e qualora non si concretizzasse la nuova richiesta di finanziamento fatta alle banche per 3 milioni di euro il rischio potrebbe essere perfino, e lo aggiungiamo noi, una repentina chiusura dello stabilimento.

La Pansac International s.p.a. ha quattro sedi in Italia: a Mira e Marghera in provincia di Venezia, a Zingonio (Bergamo) e a Ravenna. La loro specializzazione è nella lavorazione della plastica per ottenere prodotti sanitari, igienici, medici o di impacchettamento di materiale industriale e alimentare.

Qualcuno ricorderà le gesta del presidente del Mantova Calcio, Fabrizio Lori, succeduto al padre nella proprietà della Nuova Pansac Italia. Lori, che amava sedersi in panchina di fianco ad allenatore e giocatori durante le partite, aveva portato il Mantova dalle serie inferiori fino a sfiorare la serie A spendendo e spandendo euro derivanti dalla produzione di una sottile lamella in plastica impermeabile per pannolini che si produceva nella sede di Mira.

Il Mantova Calcio, complici anche alcune sfortune sul campo, improvvisamente fallì con annesso declassamento in serie D. Mentre i 550 operai dello stabilimento Pansac di Mira rimanevano senza stipendio e reclamavano a gran voce parte dei denari versati ai giocatori del Mantova.

Era il gennaio del 2010. Ma le proteste, gli appelli e gli scioperi non ebbero subito fine. Tanto che nell’inverno 2010/2011 è toccato allo stabilimento Pansac di Ravenna, quello più produttivo che però dai piani alti della società volevano e vogliono chiudere. In quei giorni la protesta dei dipendenti si rifaceva alla possibilità che l’azienda chiudesse il 31 maggio 2011 e che la chiusura fosse legata al debito che Pansac di Ravenna aveva di recente contratto con le banche e che queste avessero la necessità di rivalersi acquisendo il terreno sui cui sorge l’azienda, guarda caso in un’area che verrà riqualificata come la Darsena.

Passano altri mesi e la situazione precipita fino allo stillicidio di questi giorni. “Punto fondamentale e non più rimandabile”, sostengono unitariamente Filctem Cgil, Femca Cisl e Uilcem che si occupano del caso, “è la possibilità di cessione dello stabilimento ravennate all’autore dell’unica manifestazione di interesse giudicata credibile da Pansac International. Chiediamo alle istituzioni di convocare al più presto chi ha manifestato l’interesse all’acquisto e i vertici aziendali di Pansac International, mettendo in campo tutti gli strumenti in loro possesso per conciliare velocemente l’operazione di cessione dello stabilimento”. Comune e Provincia di Ravenna hanno risposto presente, mentre sindacati e lavoratori si riuniranno nuovamente il 22 di agosto per decidere definitivamente come agire. Intanto passerà un altro torrido e infernale ferragosto senza ferie e senza futuro per i lavoratori della Pansac Ravenna.

(d.t.)

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