Già è strano pensare che in molti comuni della provincia di Parma che aderiscono al programma “Fotovoltaico insieme” siano sempre le due stesse aziende a installare impianti fotovoltaici. Ma in uno scenario in cui i parchi fotovoltaici crescono come funghi, e la terra che un tempo serviva a produrre ciò che ha reso il territorio parmense la food valley si ricopre di pannelli al posto di coltivazioni, c’è anche un rischio serio di speculazioni.

Il grido di allarme arriva da vari comitati cittadini: comitato gestione corretta rifiuti, Rete Ambiente Parma, Aria Acqua Suolo Risorse Energie e i Comitati Uniti per la Salvaguardia del Territorio Parmense. Il progetto “Fotovoltaico insieme”, promosso dalla Provincia, ha infatti fatto installare 24 impianti fotovoltaici in altrettanti comuni: 16 quelli terminati di cui la metà già connessi, 8 quelli in corso di realizzazione. “Fotovoltaico insieme” ha comportato investimenti della Provincia per circa 120 milioni di euro e permetterà di installare nel Parmense una potenza totale di circa 36 Megawatt.

Un affare che coinvolge oltre 33mila abitanti e che, secondo la Provincia, farà risparmiare ben 20.500 tonnellate di CO2. Ma qualcosa non è chiaro. “A Fidenza, a fronte di un parco fotovoltaico della potenza di 998 Kwh, costato 3,8 milioni di euro e che produrrà 1,2 milioni di Kwh, il comune incassa solo 100mila euro, mentre il volume degli incentivi prodotto dall’impianto sarà invece di 530mila euro – spiega Giuliano Serioli, di Rete ambiente Parma -. A Varsi, a fronte di un impianto di 800 Kwh di potenza, che dovrebbe rendere circa 400.000 euro di incentivi, il comune ne introita solo 50.000. Come mai?”.

Le amministrazioni locali, infatti, si occupano solo dell’affitto del terreno, e tutto il resto se lo intasca chi ha allestito il progetto: “A Roccabianca il comune incamererà solo 100.000 euro, anzi 80.000 perché 20.000 – proseguono i comitati – li dovrà dare alla Provincia per le consulenze. E inoltre spetterà ancora al comune pagare l’affitto al proprietario del terreno, che è un privato”.

In poche parole, il grosso dei ricavi e degli utili arriva direttamente alle aziende che costruiranno i campi fotovoltaici. Gli incentivi prelevati dalle bollette dai cittadini finiranno in tasca ad aziende già ampiamente consolidate ed estranee al mondo del lavoro locale, sia per la progettazione che per l’installazione.

Ma perché i Comuni non si rendono autonomi, guadagnando loro gli utili dell’energia ‘pulita’? “Tutti ormai sanno che il fotovoltaico, con gli incentivi, rende circa il 12% annuo del capitale investito”, prosegue Serioli, “Quasi tutte le banche sono disposte a concedere mutui ai municipi per impiantare campi fotovoltaici fino ad un massimo di 5 milioni di euro. Perché allora ogni comune della provincia non fa in modo di dotarsi di impianti energetici propri? Perché non copiare Monchio, che utilizzerà una parte dei proventi degli incentivi per ristrutturare le case del paese ai fini del risparmio energetico? O meglio ancora come Fornovo che, costituita una Esco, coinvolge i cittadini stessi e i loro tetti nell’impianto, facendo lavorare artigiani del luogo all’installazione?”.

Ma l’appello del comitato si perde davanti ai giochi di potere delle aziende del settore, che hanno fatto arricchire chi ci sta dietro nell’arco di pochissimi anni. Anche grazie all’intervento della Provincia: “Si è delegato ai privati sia il lavoro, sia il finanziamento e gli stessi introiti”, concludono i comitati, “O peggio, addirittura si chiede ai comuni quel 5% che ha il sapore di un balzello. Senza contare che i parchi fotovoltaici di cui stiamo parlando, in gran parte vengono installati a terra”.

Così, se un’azienda o una finanziaria se li intestassero e ne fossero i proprietari, percepirebbero 0,30 euro di tariffa onnicomprensiva. Per i Comuni, al contrario, sia che l’impianto sia sui tetti, sia che sia a terra la tariffa onnicomprensiva è la stessa, quella massima, cioè 0,44 euro. Nel conto energia che fa capo al Gestore Servizio Energetico è prevista la possibilità di cedere la concessione ventennale di cui si è intestatari ad altri, ad una banca, ad una finanziaria. Ma una volta che, con atto notarile, la concessione ventennale è passata alla finanziaria, è questa che riceve tutti i soldi della incentivazione. Quindi l’amministrazione, attraverso il project-financing, raccoglie investitori disposti a mettere i soldi, i comuni si intestano il parco fotovoltaico da costruire e quando arriva l’omologazione dal Gse cedono la concessione ventennale alla finanziaria, che si tiene la tariffa onnicomprensiva corrispondente all’energia prodotta, cioè tutti soldi degli incentivi, intascando così il massimo della tariffa garantita ai comuni, gli 0,44 euro a Kwh e non gli 0,30 euro che spetterebbero ad una normale azienda privata.

“In tal modo, le finanziarie ottengono legalmente dal Gse la cifra di 0,14 euro a Kwh. Moltiplicando gli 0,14 euro per i 30 milioni di Kwh prodotti da tutti gli impianti coinvolti, circa 24 parchi fotovoltaici come affermato dalla Provincia, si ottengono circa 4.200.000 euro che, moltiplicato 20, gli anni di concessione, fanno circa 84 milioni di euro”, sottolineano i comitati, “L’energia che viene prodotta e che fa scattare gli incentivi è energia elettrica, ha un valore definito, cioè 0,09 euro a Kwh, e viene venduta a quel prezzo all’Enel. Un impianto da circa 1 Mw di potenza produce mediamente 1200 Mwh, cioè 1.200.000 Kwh, che sono circa 108.000 euro”.

Proprio quei centomila euro da cui eravamo partiti che a Fidenza sono i soldi che il comune si prende da tutta la storia. In altre parole, le finanziarie girano ai comuni solo i proventi della vendita all’Enel dell’elettricità prodotta. “Anzi, un po’ meno perché c’è da dare qualcosa alla Provincia che ha organizzato il project-financing attraverso l’assessorato all’ambiente – precisano -. Pare siano 20.000 euro ad impianto. Alle finanziarie va la massa dei soldi degli incentivi. Alla fine coi circa 30 Mw installati e i 120 milioni di euro investiti si prenderanno circa 15 milioni annui per venti anni, cioè 300 milioni. I comuni non avranno nemmeno l’energia elettrica gratis, ma solo pochi spiccioli, chi più chi meno”.

E tutto questo si chiama ‘fotovoltaico insieme’. Ma questa massa di denaro che circola, a quali tasche giunge? I nomi di chi si è aggiudicato gli appalti, finora, sono due: Gesta Spa, con sede a Cavriago di Reggio  Emilia, e la bolognese Enerray Spa.

Giulio Colla

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