L’Iran in escalation e la Cina che ne detiene il record, mentre in Europa soltanto la Bielorussia e gli Stati Uniti continuano a giustiziare i condannati. “Nessuno tocchi Caino” , associazione radicale che si batte per l’abolizione della pena di morte, ha presentato ieri il Rapporto 2011 sulle esecuzioni capitali avvenute l’anno scorso. Nel 2010 sono state almeno 5.837, in aumento rispetto alle 5.741 del 2009 e delle 5.735 del 2008. Da ricordare che il report ha esaminato i dati messi a disposizione dai governi, che il molti casi però, non forniscono statistiche ufficiali. I numeri, quindi, potrebbero essere molto più alti.

L’aumento è dovuto in particolare all’incremento di condanne del regime di Ahmadinejad dove le esecuzioni sono passate da 402 del 2009 ad almeno 546 del 2010, anno in cui 22 stati di fatto hanno ricorso alla pena capitale. Nonostante questo, però, il Rapporto registra un aumento dei paesi intenzionati ad abolirla che oggi sono 155. Tra questi, 97 hanno deciso di eliminarla definitivamente, otto solo per crimini ordinari, sei hanno optato per una moratoria e 44 non eseguono sentenze capitali da oltre 10 anni o si sono impegnati a livello internazionale ad abolire la pena di morte. Nel 2010 sono 42 i paesi che la mantengono in vita, tre in meno rispetto al 2009.

A portare il cambiamento più significativo è stata la primavera araba, con le rivoluzioni dei popoli del Maghreb. In Marocco, la nuova Costituzione approvata con il referendum popolare del 1° luglio scorso, ha sancito per la prima volta il diritto alla vita, mentre la Tunisia, il 1° febbraio 2011, ha annunciato la ratifica dei più importanti trattati internazionali, tra cui quello relativo all’abolizione della pena capitale. Ora gli occhi sono puntati sul governo ad interim egiziano, impegnato nel processo a Hosni Mubarak e agli ex funzionari di regime, per i quali “Nessuno tocchi Caino” si augura un processo giusto, il rispetto dei diritti fondamentali e l’esclusione della condanna a morte.

In Asia si concentrano il maggior numero di esecuzioni, che soltanto in Cina sono state circa 5000, cioè il 98,4% del totale nel continente. Le Americhe sarebbero praticamente libere dalla pena di morte, se non fosse per gli Stati Uniti, che nel nel 2010 hanno eseguito 46 condanne. In Africa sei Paesi continuano a praticarla, due in meno rispetto al 2009, per un totale ufficiale di 43 vittime, suddivise tra Libia (18), Somalia (8), Sudan (8), Egitto (4), Guinea Equatoriale (4) e Botswana (1). In Europa, invece, è la Bielorussia a mantenere ancora la pena capitale e sia nel 2010 che quest’anno ha giustiziato due persone.

Ma nonostante nel Vecchio Continente soltanto l’enclave del regime di Lukashenko la metta ancora in pratica, è polemica in Inghilterra per le petizioni online dei cittadini promosse da una decisione del governo a fine 2010. Infatti, se superano le 100 mila firme, devono essere sottoposte all’attenzione del Parlamento. Tra queste, visibili da ieri sul sito voluto da Downing Street, almeno 40 su 170 chiedono la reitroduzione della pena capitale. Anche in Europa lo spettro del boia, Bielorussia a parte, non è ancora stato debellato.

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