Le biciclette di Boris spengono la prima candelina ma a Londra mancano le piste ciclabili

Un anno fa il Comune di Londra inaugurava il programma Barclays Cycle Hire. Da allora le biciclette comunali hanno riscosso un discreto successo. Non poteva essere altrimenti visto e considerato che simili iniziative si sono dimostrate molto popolari in altre città europee. Tuttavia, molti ciclisti londinesi ritengono che l’amministrazione non abbia fatto a sufficienza. Nel corso degli ultimi mesi abbiamo assistito alla nascita di gruppi di consumatori e di lobby che a gran voce richiedono l’introduzione di una capillare rete di piste ciclabili all’interno della città.

Venerdì 29 luglio i membri della Wandsworth Cycling Campaign (WCC), un comitato di ciclisti che annovera oltre undicimila membri, hanno organizzato una manifestazione nei pressi di Blackfriars Bridge alla quale hanno preso parte più di cinquecento ciclisti. Il WCC si è riunito per protestare contro il disegno del nuovo snodo stradale a Blackfriars. Paul Manor, un membro del comitato organizzativo, sostiene che “il Comune e l’Agenzia dei Trasporti Londinesi (Transport for London) dovrebbero rendere le strade più sicure per noi ciclisti. Di fatto, il nuovo snodo stradale di Blackfriars non viene incontro alle nostre esigenze. Qual è lo scopo di introdurre le biciclette comunali se poi non si investe sulla costruzione di piste ciclabili?”. Gli fa eco un altro ciclista: “È un dato di fatto che oggi vi siano più bici sulle nostre strade. Al crescente numero di ciclisti non corrisponde un crescente numero di piste ciclabili. Molti miei conoscenti userebbero anche la bicicletta per recarsi in centro città per lavoro. Tuttavia, è piuttosto pericoloso districarsi nel caotico traffico londinese e per questo motivo molte persone preferiscono spostarsi in automobile, bus o metrò”. Il Comune pare abbia anche scartato una proposta d’iniziativa popolare che voleva imporre un limite di velocità (30 km/h) alle autovetture transitanti sul ponte di Blackfriars.

Helen Hound, un’altra entusiasta ciclista, sostiene che la protesta non sia limitata a Blackfriars. “La questione è semplice: occorre rendere le nostre strade più sicure e tutelare chi va in bici. Ho un figlio di quattro anni, tra un paio di anni mi piacerebbe accompagnarlo a scuola in bicicletta. Però allo stato attuale si muove così solamente il due per cento dei ragazzini residenti a Londra”.

Altri ciclisti hanno a cuore questioni ambientali. Jack Marshall è uno di questi. “Se riuscissimo a convincere le persone che abitano in città a recarsi al lavoro o a scuola non in automobile o in scooter, sarebbe possibile ridurre sia l’inquinamento acustico che lo smog. Il mio datore di lavoro incentiva l’acquisto di biciclette, che sono anche un mezzo economico per viaggiare. Tuttavia, non tutti le usano perché è pericoloso”. E aggiunge: “L’anno prossimo Londra ospiterà le Olimpiadi e, allo stesso tempo, si terranno le elezioni comunali. Fossi un candidato, non esiterei a prendere due piccioni con una fava. Prometterei la realizzazione di piste ciclabili nel centro città, cosa che trasmetterebbe in mondovisione un’immagine giovane, dinamica e “verde” della città”.

Un portavoce dei Conservatori ha tenuto a precisare che è stato un sindaco del suo partito ad aver introdotto per primo le biciclette comunali nella città di Londra. E ha aggiunto: “Boris Johnson, il nostro sindaco, è un noto appassionato di ciclismo, si reca perfino al lavoro in bicicletta”. E sa benissimo che c’è ancora tanto da fare.

Stefano Fugazzi, milanese di origine, lavora a Londra nell’area Finance & Control. Attualmente collabora con EuropAssociation.

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