I carri armati siriani tornano a sparare sui civili. E fanno una strage. ”Qui è un massacro, bisogna fermarlo, ci sono oltre 100 morti”, ha riferito all’Ansa un testimone da Hama, 210 chilometri a nord di Damasco, nelle ultime settimane teatro di alcune fra le più massicce manifestazioni contro il regime di Bashar el Assad. La città è sotto assedio: tra le vittime ci sarebbero anche donne e bambini, decine i feriti. Il numero dei morti è confermato anche da gruppi di attivisti citati da Al Jazeera.

L’attacco è scattato all’alba: i mezzi dell’esercito sono arrivati da quattro direzioni e hanno iniziato a fare fuoco con cannoni e mitragliatrici. I testimoni dicono che le granate sparate dai tank piovono sulla città a un ritmo di almeno quattro al minuto. Acqua ed elettricità verso i principali quartieri di Hama sono stati tagliati: una tattica, questa, abitualmente usata dai militari nelle operazioni di repressione.

Un medico che non ha voluto essere identificato ha detto di aver visto almeno 19 cadaveri e altre decine di persone ferite solo nell’ospedale Badr, mentre nell’ospedale Al-Horani vi sarebbero almeno tre corpi e due all’Hikmeh. Ma diversi corpi, dice la fonte, “giacciono abbandonati nelle strade” e i cecchini si sono appostati sui tetti dell’edificio della compagnia elettrica e della prigione. “I carri armati stanno attaccando da quattro direzioni. Stanno sparando a casaccio con le mitragliatrici pesanti e travolgendo le barricate stradali erette dagli abitanti”, ha detto la fonte medica al telefono.

Violenze si sono verificate anche in altre parti del Paese. Almeno 42 persone sono rimaste ferite da bombe a frammentazione lanciate dalle forze di sicurezza siriane contro una manifestazione ad Harasta, periferia di Damasco, dove le forze ultra lealista della Quarta Divisione si sono dispiegate per reprimere le proteste pro-democrazia.

Secondo un funzionario dell’ambasciata Usa a Damasco, le autorità siriane “sono disperate e ingaggiano una guerra aperta contro i loro stessi cittadini”. Di “orribile atto di repressione violenta contro i manifestanti che protestano da giorni in maniera pacifica” parla il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini. Ma le fonti ufficiali del rigettano ogni accusa: l’agenzia di stato siriana (Sana) parla della presenza ad Hama di una resistenza di gruppi armati, che hanno eretto barricate e rispondono con mitragliatrici e razzi rpg. “Gruppi armati a Hama hanno incendiato la stazione di polizia, distrutto proprietà pubbliche e private, creato blocchi stradali e barricate e bruciato pneumatici nelle strade”, scrive l’agenzia di regime, che parla di “decine di cecchini” appostati sui tetti che “sparano intensamente per terrorizzare i cittadini”. “Unità dell’esercito – prosegue la Sana – stanno rimuovendo le barricate e i blocchi stradali costruiti dai gruppi armati all’entrata della città”.

Hama è città simbolo della lotta contro il regime in Siria da quando, nel 1982, la durissima repressione di una rivolta ispirata dal movimento dei fratelli musulmani – bandito nel Paese – contro l’allora presidente Hafez al-Assad, provocò la morte di 20mila persone. A inizio mese la città era stata visitata in segno di solidarietà dall’ambasciatore americano Robert Ford.

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