La pagliacciata del trasferimento dei ministeri alla Reggia di Monza.
Due stanze in fondo a un corridoio buio per quattro ministeri (Riforme, Semplificazione, Economia, Turismo). Tre scrivanie per quattro ministri, un pc, nessun telefono. Niente bagno.
E il giorno dopo, tutto chiuso, lo show è finito.


Monza ladrona, l’Italia non perdona

I padani, tipi seri,
han spostato i ministeri
dalla capitale Roma,
dell’Italia carcinoma,

alla Reggia, in quel di Monza.
L’entusiasmo è tipo sbronza:
Giulio, Calderoli e Bossi
quella coi capelli rossi

hanno accolto nella villa.
Del Berlusca la pupilla
mostra che la maggioranza
vive in lieta comunanza.

Se la prendon con la casta?
Ma se son due stanze e basta,
una per il capoccione,
l’altra per ben tre persone,

con due scrivanie soltanto…
Il risparmio è il loro vanto
per il bene del paese
e ciascuno per le spese

usa il suo portamonete.
Stanno appesi alla parete
del gran capo deferente
crocefisso e Presidente.

Il telefono non c’è
e le targhe sono tre,
manca quella del Turismo,
consueto maschilismo.

Per i quattro un sol pc
e per fare la pipì
negli uffici da burletta
manca pure la toeletta.

Per la cacca, quando scappa,
si va a Roma a fare tappa,
perché a tutti sia evidente
che qui non si butta niente.

Questi uffici pensatoio,
posti in fondo a un corridoio,
faran sì che il cittadino
al poter stia più vicino

e lo possa utilizzare
come, se e quando gli pare.
Ma è la solita illusione.
Dopo l’inaugurazione

son spariti i ministeri,
quello che si è visto ieri
oggi non si vede più:
scrivanie, croce, Gesù,

pc, targhe, presidente…
non si trova, ahimé, più niente.
Bossi, il grande illusionista,
per il cul prese il leghista

come col federalismo,
alla guerra l’ostracismo,
la battaglia all’immigrato
e le tasse che ha abbassato.

Come l’Unto del Signore,
Bossi illuse il sognatore
che or si sveglia, si stiracchia…
Qui sta per finir la pacchia!