Da New York – All’apparenza non sembrano così distanti. Il piano dei repubblicani e quello dei democratici hanno lo stesso obiettivo: puntano entrambi a tagliare le spese pubbliche degli Stati Uniti. La riduzione, nel primo caso, sarebbe di 2.600 miliardi di dollari. Nel secondo, di 2.700. Né l’uno né l’altro aumentano le tasse, ma si concentrano solo sulla spesa pubblica.

Una differenza importante sta però nel metodo: mentre il partito di Barack Obama vorrebbe varare subito tutti i tagli, gli avversari darebbero luce verde a una prima riduzione di 1.000 miliardi, formando poi una commissione incaricata di usare le forbici per il 2012 e arrivare, grosso modo, alla stessa cifra voluta dai democratici, 2.700 miliardi di dollari.

L’approccio “a due fasi” chiesto dal partito di destra è, secondo i democratici, una trappola, perché “mette la pezza” per il 2011, rimandando ulteriori riduzioni all’anno prossimo, quando ci sarà la campagna elettorale per confermare Obama alla Casa Bianca oppure eleggere un altro candidato. Non sarebbe proprio il momento migliore per discutere pacatamente di tagli.

Ma anche i democratici sono accusati di giocare sporco. I repubblicani, infatti, sostengono che nei tagli previsti dagli avversari per complessivi 2.600 miliardi, vengono inclusi 1.000 miliardi di risparmi per la riduzione delle operazioni militari in Iraq ed in Afghanistan, una riduzione – sottolineano i repubblicani – che è già stata decisa, e che quindi non può essere considerata un taglio alla spesa pubblica.

I due piani sono entrambi pronti per essere votati. Boehner, capo della maggioranza repubblicana alla Camera, ha presentato ufficialmente le 57 pagine del suo progetto, che potrebbero essere votate mercoledì. Paradossalmente, però, non ci saranno abbastanza voti tra i repubblicani, che sulla carta potrebbero contare su 240 dei 435 seggi: diversi tra i più conservatori potrebbero snobbare le misure proposte da Boehner, considerate comunque troppo moderate.

A tal punto, e sarebbe un’ulteriore beffa, potrebbero essere i democratici centristi a salvare il piano repubblicano. E quindi, quando la partita passerà al Senato, si potrà tentare il compromesso, al momento considerato improbabile. Nel suo discorso alla nazione, lunedì sera, Obama ha sottolineato che gli americani “sono stanchi di questa città, Washington, dove ‘compromesso’ sembra essere diventata una parola sporca”.

Ma che succederà se l’accordo non arriverà? A Washington il Tesoro non sarà più autorizzato a stampare bond, e quindi a contrarre nuovo debito. Il debito complessivo per gli Usa si fermerà a 13.400 miliardi di dollari. E, in linea teorica, gli Stati Uniti non potranno più pagare alcuni programmi, alcuni stipendi, alcune pensioni. La coperta diventerebbe troppo insufficiente per coprire tutto, e si dovrebbe decidere – di giorno in giorno – quali soldi far partire e quali no. Sarebbe una situazione complicata che avrebbe ripercussioni sull’intera economia del pianeta.

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