Lo si era intuito fin da subito. Ora è una certezza. L’inchiesta sulle tangenti per l’area milanese dell’ex area Falck è solo all’inizio. E così promettono di deflagrare in maniera ancora più massiccia le parole di Giuseppe Pasini, imprenditore di Sesto San Giovanni concusso da Filippo Penati, ex bracciodestro di Bersani. E così, ecco che dall’elenco degli indagati spunta anche il nome di Giorgio Oldrini, attuale sindaco Pd di quella che un tempo fu definito la Stalingrado d’Italia. La notizia,clamorosa, compare oggi sul Corriere della Sera.

Oldrini, notoriamente non sulla linea politica di Penati e quindi anche di Bersani, diventa sindaco dal 2002 e tale resta fino ad oggi. In realtà, è una tradizione di famiglia. Anche suo padre Abramo, infatti, ha governato la città delle grandi fabbriche dal 1946 al 1962.

La vicenda, annotata dai magistrati di Monza, titolari dell’inchiesta, riguarda la trasformazione del Palasesto e arriva tutta dalle dichiarazioni di Pasini. In sostanza, a partire dal 1999 nasce il progetto di trasformare il vecchio palazzetto nel nuovo palazzo del ghiaccio composto da due piste per l’hockey e di pattinaggio. La struttura viene anche dotata di un pavimento da mettere e togliere in occasione di eventi culturali, convegni e concerti. In quel momento sulla poltrona di sindaco siede Penati, il quale valuta troppo costosa l’operazione. Quindi la soluzione: affìdare la gestione dell’impianto all’Hockey club Diavoli rossoneri di Milano. Il club, quindi, deve accendere un mutuo con il Credito sportivo e da qui gestire la struttura per nove anni.

A questo punto intervengono le dichiarazioni di Pasini, il quale dice di aver dovuto sborsare ben tre milioni di euro. In sostanza la fideiussione iniziale viene garantita dallo stesso Pasini, che ora però racconta di essere stato costretto dallo stesso Oldrini a far fronte ad alcune rate del mutuo. L’episodio dunque va ad affiancare la tangente da 4 miliardi di lire che lo stesso Pasini dice di aver versato a Penati attraverso due consegne in contanti ai fiduciari Pietro Di Caterina e Giordano Vimercati.

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