E’ stata una carneficina: man mano che passano le ore emerge la gravità del duplice attacco scatenato ieri al cuore della Norvegia e di cui ancora non è chiara la matrice. Le vittime, tra l’attentato ad Oslo e la sparatoria nella vicina isola di Utoya dove erano riuniti i giovani socialdemocratici, sono almeno 91, di altre quattro o cinque persone, riferiscono le forze di polizia locale non si hanno più tracce da ieri, mentre altri venti ragazzi lottano tra la vita e la morte. Per il Paese scandinavo, è la giornata più buia della storia, definita dal re Harald una “tragedia incommensurabile”.

Il conto delle vittime resta, però, approssimativo. In queste ore, infatti, gli uomini della polizia norvegese stanno cercando i cadaveri anche sul fondo del mare. Il vice-capo della polizia ha fatto sapere che “ci vorrà ancora del tempo prima di poter identificare tutti i morti in modo da avere una lista definitiva”. Fonti ospedaliere parlano di oltre un centinaio di feriti e la banca norvegese del sangue ha chiesto alla popolazione di donare il sangue.

Il venerdì di sangue è iniziato poco dopo le tre del pomeriggio di ieri. Prima le esplosioni che hanno devastato l’area di governo ad Oslo, investendo gli uffici del premier, Jeons Stoltenberg, e altri sedi del governo (almeno 7 vittime); poi appena due ore dopo, la folle sparatoria sull’isola dove erano riuniti circa 560 adolescenti (tra i 13 e i 15 anni), ma anche ex politici del Partito laburista alla guida del governo e dove era atteso lo stesso premier. Almeno un’ottantina di vittime sono state proprio lì, nell’idilliaca isoletta nel fiordo a una trentina di chilometri dalla capitale.

L’attentatore, norvegese, 32 anni, si è avvicinato vestito da poliziotto dicendo, secondo vari media, che era stato inviato come rinforzo dopo quello che era accaduto ad Oslo; ed invece poco dopo ha cominciato a sparare all’impazzata. I giovani hanno cercato di fuggire tra i boschi e alcuni si sono buttati anche in acqua nel tentativo di salvarsi. Il killer, secondo quanto si apprende da ambienti investigativi, sarebbe stato fermato da una unità antiterrorismo della polizia. Gli agenti si sono diretti in elicottero verso l’isola appena è stato lanciato l’allarme e hanno stordito l’uomo spruzzando gas lacrimogeni dall’alto.

L’arrestato si chiama Anders Behring Breivik, ed ha immediatamente confessato le sue responsabilità. Avrebbe legami con partiti dell’estrema destra. Scartata invece quasi subito l’ipotesi di attribuire il duplice attacco a elementi del terrorismo internazionale di matrice jihadista, le indagini per ora puntano su elementi legati a “movimento locali antisistema”. L’uomo, viene definito dagli investigatori “un fondamentalista cristiano”. In questo momento, secondo fonti della polizia, starebbe collaborando con gli investigatori che tentano di fare chiarezza sulla dinamica dei fatti. Resta, infatti, il dubbio che il killer sull’isola Utoya non fosse solo.

La polizia sta infatti cercando di accertare se il 32enne avesse complici. Due testimoni oculari scampati al massacro citati dal sito di VG, il quotidiano più diffuso in Norvegia, hanno affermato che a sparare sia stata più di una persona. Alexandre Standval, un giovane di 23 anni che si trovava sul’isola insieme ad alcuni amici si è detto sicuro che a sparare “sono state due persone”, mentre Marius Roset, che ha raccontato di essersi tuffato in acqua per evitare i colpi d’arma da fuoco, ha detto che “c’era più di un tiratore”. Intanto, nel pomeriggio di oggi un uomo con il coltello in mano e’ stato arrestato davanti all’hotel dove il premier norvegese Jens Stoltenberg alloggia a Sundvollen, vicino a Utoya. Il premier norvegese ha definito il duplice attentato “la peggiore tragedia dalla Seconda Guerra Mondiale”. Stoltenberg, che ha parlato alla nazione dinanzi alle telecamere, ha definito la strage “una tragedia nazionale”, ha poi definito “eroi” i superstiti del massacro di Utoya. Il premier ha riferito che dalle testimonianze raccolte emergono molti racconti di persone che “sacrificando la propria vita che hanno salvato quella di molti loro amici. Il primo ministro ha detto che “la Norvegia non si farà spaventare da questi fatti. E’ questo il modo migliore di onorare quelli coloro i quali hanno perso la vita”. Stoltenberg ha ringraziato la comunità internazionale per il sostegno: “Siamo molto grati a tutto il mondo e ai capi di Stato che hanno telefonato e mandato messaggi di solidarietà offrendo la loro assistenza e affermando che la Norvegia non meritava questo orrore”.

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