Tra i servizi pubblici più consolidati e di qualità nella città di Modena vi è senza dubbio quello dell’istruzione. Ed è così che gruppi organizzati di genitori modenesi, avallati da un folto numero di amministratori locali, hanno dato vita ad una mobilitazione serrata, sfociata oggi in 10mila firme contro i tagli alla scuola derivanti dall’ultima finanziaria e il conseguente ridimensionamento degli organici.

A dare man forte alla rabbia dei genitori sono le conseguenze dei tagli: docenti in meno, mancato avvio di nuove classi nelle scuola materne, azzeramento del tempo prolungato alle medie e numero eccessivamente elevato degli studenti. I numeri aiuteranno a capire: negli ultimi tre anni nel territorio modenese le cattedre cancellate sono state più di 500, mentre l’incremento del numero degli studenti è oltre le 2mila.

“La scuola pubblica modenese – dicono dal coordinamento provinciale delle scuole di Modena – da sempre percepita dalle famiglie, come “opportunità positiva” per i figli rischia di trasformarsi in un luogo dove anziché istruzione e formazione si fa della semplice vigilanza”.

Ed è così che si sono recati, “a cavallo” del treno della protesta, direttamente nell’ufficio dell’assessore alla pubblica istruzione dell’Emilia Romagna, Patrizio Bianchi, per consegnare lui le 10mila firme raccolte in settimane di sentita attività di mobilitazione e sensibilizzazione della cittadinanza.

“Gli amministratori locali modenesi – dicono i genitori che hanno potuto contare sull’appoggio di sindaci locali – hanno rivendicato con forza la specificità della nostra provincia dove nel corso degli ultimi decenni le amministrazioni precedenti sono riuscite a  creare un sistema diffuso di servizi sociali (asili nido e scuole materne), un sistema diffuso di tempo pieno nelle scuole primarie e di tempo prolungato nelle scuole secondarie che ha consentito a Modena di diventare la provincia italiana col più alto tasso nazionale di occupazione femminile. Occupazione che ora ritorna a rischio come risulta dalle dichiarazioni di molte mamme alle prese con le mancate iscrizioni dei loro figli alle scuole materne o con la mancata attivazione del tempo pieno alle scuole primarie”.

“Siamo sulla stessa barricata nella difesa di una scuola di qualità e comprendiamo il disagio e la preoccupazione delle famiglie – è stata la risposta dell’assessore Bianchi – Queste firme sono il segnale importante di una comunità solidale, ma dobbiamo essere consapevoli che siamo arrivati al limite. I tagli di quest’ultima finanziaria, impongono alla Regione una riflessione su come poter continuare a garantire gli attuali livelli di stato sociale”.

Insomma l’accusa ai vertici governativi è sempre la stessa: anziché rafforzare l’autonomia degli enti locali, dando seguito alla modifica del Titolo V della Costituzione, “stiamo assistendo – conclude l’assessore – ad un federalismo al contrario, che rende i territori più dipendenti dallo Stato centrale”.

Accolta la solidarietà della Regione i genitori, tuttavia, non si fermano e  nei prossimi giorni cercheranno di incontrare anche l’attuale responsabile dell’ufficio scolastico regionale per consegnare anche a lui le 10mila firme raccolte.

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