L’università non garantisce i corsi di studio e lo studente paga 5mila euro. Accade negli atenei emiliano – romagnoli, dove i borsisti rischiano di perdere diritti e soldi a causa del mancato regolare svolgimento della didattica.

Se nelle scuole superiori molti studenti non sono stati ammessi all’esame di Stato, causa i frequenti scioperi che hanno animato l’anno scolastico per protestare contro la riforma Gelmini, all’università gli studenti cosiddetti meritevoli rischiano oggi di perdere e di restituire una somma pari a ben 5mila euro, quella che percepiscono a titolo di borsa di studio.

Non tutti gli studenti borsisti, infatti, riusciranno quest’anno entro il 10 agosto a verbalizzare i crediti necessari al mantenimento della borsa di studio e a scongiurare quel meccanismo della restituzione della borsa di studio già fruita.

“Questo non per colpa loro – denunciano dall’unione degli universitari di Parma, Ferrara e Forlì, dal sindacato degli universitari di Bologna e dall’unione universitaria di Modena e Reggio Emilia – ma per la leggerezza degli atenei che non hanno garantito un pieno svolgimento della didattica, come loro dovere, a fronte della difficile stagione che l’università si è trovata ad affrontare, pur conoscendo le difficoltà a cui sarebbero andate incontro, come il ritiro delle disponibilità volontarie alla didattica dei ricercatori noto da oltre un anno”.

Solo per fare qualche esempio: la sottovalutazione del pericolo per la didattica ha provocato a Parma e Ferrara lo slittamento di molti insegnamenti al secondo semestre, provocando un accumulo di corsi nel secondo periodo, con casi in cui un solo corso è stato tenuto nel primo semestre a fronte di otto corsi nel secondo.

“Ad aggravare la situazione – proseguono dalle varie associazioni universitarie regionali – concorre il meccanismo del bando Er.Go (l’azienda regionale per il diritto agli studi che eroga le borse di studio, ndr) che prevede la restituzione della borsa già usata da quegli studenti che non raggiungano i limiti per riconfermarla nell’anno successivo. Questo con un limite al 10 agosto che non consente nemmeno di sfruttare la terza sessione di esame di settembre”.

Da qui la proposta: una proroga da parte di Er.Go della data di conferma dei crediti per la borsa di studio, dal 10 agosto al 30 settembre, e una ricognizione degli atenei in cui la possibilità di sostenere e verbalizzare gli esami già sostenuti è rimasta bloccata per responsabilità dell’università: “Non devono essere gli studenti a pagare per responsabilità a loro non imputabili”.

Articolo Precedente

La lettera: “Perché l’Università sottoutilizza le tecnologie informatiche per riscrivere il nuovo statuto?”

next
Articolo Successivo

Tra dubbi e perplessità, in arrivo i cinque “saggi” di Dionigi

next