Alfonso, in questa giornata di silenzio e di accordi incessanti che precede il voto di domani in Aula, mi sento di farti una promessa. Una promessa di voto. Sono disposto a votarti alle prossime elezioni, ma a patto che da uomo onesto quale ti professi, in cerca di una riabilitazione, come tu dici, sia da politico che da magistrato e cittadino, il passo decisivo lo faccia tu.

Dimettiti.

Dimettiti prima della votazione. Affronta la situazione. Dai scacco a tutte le chiacchiere e le macchinazioni che, secondo te, ti hanno colpito. Magari dai lo stesso consiglio anche a Milanese, Romano e, perché no, anche a Tedesco, intanto domattina avrete modo di vedervi. Sai che figura, sai che messaggio diretto, chiaro e forte per tutti. Pensa che svolta! Sono disposto a fare anche a loro tre la stessa promessa. Mi impegno con i voti di mia madre, di mio fratello e di mia moglie.

Visto che siete i rappresentanti del popolo, e mi sembra anche retribuiti, comportatevi come noi, magari ricordando che quell’immunità di cui godete prevede che il presunto reato venga commesso nell’ambito dell’esercizio dell’attività parlamentare. Non è una copertura totale per ogni nefandezza. Non è la messa in sicurezza che vi rende diversi da noialtri.

Non ti preoccupare, non voglio soffermarmi sulle varie questioni infamanti che riguardano le Jaguar, le consulenze di tua moglie, i viaggi pagati, le visite a Gigi, i soggiorni al De Russie, le soffiate ripagate a caro prezzo, né tantomeno sugli orologi napoletani. Anzi, sapendo quanto ti piacciano, se farai il passo, oltre al voto ho già pronto l’ultimo Haurex modello Caimano.

Che faccio, ci conto?

Articolo Precedente

Mettiamoci in movimento contro la casta

next
Articolo Successivo

Alfonso Papa e l’ira civica

next