Un ministro, due mozioni di sfiducia. Il ministro è Saverio Romano, sul quale pende una richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. Le mozioni arrivano invece da Idv e Fli. “Romano – si legge in quella presentata dall’Italia dei Valori – avrebbe messo a disposizione di Cosa Nostra il proprio ruolo, contribuendo alla realizzazione del programma criminoso dell organizzazione tendente all acquisizione di poteri di influenza sull operato di organismi politici e amministrativi”, si sottolinea nel testo della mozione. Quindi il governo è invitato “nel rigoroso rispetto delle procedure giuridiche ed amministrative in tema di revoca e conferimento di incarichi, ferme restando le prerogative del Capo dello Stato, ad avviare immediatamente le procedure di revoca dell’incarico di Ministro all’on. Saverio Romano”.

Una presa di posizione decisa, con tanto di conseguenze: “Se dopo il voto della manovra non sarà discussa subito la sfiducia – ha detto Antonio Di Pietro – l’Idv abbandonerà i lavori parlamentari”.

Passano poche ore e al partito di Di Pietro si aggiunge la notizia della seconda mozione, presentata già ieri da Futuro e Libertà. Lo stesso Fini aveva definito incompatibile il ruolo di Romano con la carica di ministro. E oggi si è avuta conferma della presa di posizione ufficiale del partito. “Senza voler anticipare l’esito del giudizio penale che sarà celebrato nei confronti del ministro Romano – si legge – appare tuttavia necessario che l’Italia e le sue Istituzioni siano salvaguardate nel loro prestigio e nella loro dignità. Ragioni di opportunità e di precauzione dovrebbero indurre il Governo ad evitare che un imputato di così gravi delitti, espressivi di una collusione tra politica e sodalizi criminosi, in attesa di dimostrare la sua innocenza, possa continuare ad esercitare le proprie funzioni di Governo peraltro in un ruolo così rappresentativo. Impegniamo il Governo a ritenere incompatibile la permanenza del Ministro Saverio Romano nell’esecutivo”.

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